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Ciao e grazie Sven, mister, gentiluomo e sampdoriano

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Ciao e grazie Sven, mister, gentiluomo e sampdoriano

La prima parola che ci viene in mente quando pensiamo a lui è dignità. Dignità sportiva, per la classe e il rispetto evidenziati in ogni occasione in oltre quarant’anni di carriera da allenatore. Dignità umana, per aver affrontato con coraggio e compostezza un avversario bastardo come il cancro che l’ha portato via a 76 anni.

Sven-Göran Eriksson non c’è più. Si è spento in Svezia, avvolto nell’affetto della sua famiglia e di chi gli ha voluto bene. Noi sampdoriani gliene abbiamo voluto tanto e lo scorso 5 maggio, a Marassi, abbiamo saputo dimostrarglielo come noi sappiamo. Un’occasione speciale, quella, per ribadire che possono passare il tempo e le stagioni ma chi per la Sampdoria ha messo il cuore non passerà mai.

Già perché Sven non ci lascia soltanto uno storico terzo posto, una Coppa Italia in bacheca o una finale di Coppa delle Coppe sfuggita sul più bello. Sven ci lascia emozioni, ricordi indelebili e – soprattutto – una grande eredità morale. Da gentiluomo prestato al calcio qual era. «Spero che mi ricorderete come un uomo positivo che cercava di fare tutto il possibile. Non dispiacetevi, sorridete».

Faremo proprio così. Sorrideremo sempre pensando a te, ai cinque anni con te in panchina, alle tue idee, al tuo stile e a quel pomeriggio dello scorso maggio vissuto insieme ai tuoi ragazzi di allora. «Prima della partita è stato bellissimo, stavo piangendo. Mi porterò dentro questi momenti per tutta la vita». Ecco, qualche lacrima, soltanto oggi, almeno oggi, concedila tu a noi.

Ciao e grazie Sven, mister, gentiluomo e sampdoriano.

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