Un’altra bandiera che se ne va: ciao Gaudenzio Bernasconi
566 Roberto Mancini. 510 Moreno Mannini. 493 Pietro Vierchowod. 459 Angelo Palombo. 400 Fausto Pari. 376 Fausto Salsano. 365 Gaudenzio Bernasconi. Le statistiche parlano chiaro. Parlano di un autentico pezzo di storia dell’Unione Calcio Sampdoria. Storia vera, a cavallo tra gli anni 50 e 60, quando essere blucerchiati non era così facile come un trentennio dopo.
Gaudenzio Bernasconi da Ponte San Pietro. In questo tremendo inverno 2022/23 ci ha lasciato anche lui. Orsacchiotto – come lo chiamavano tutti – aveva 90 anni e questa mattina, dopo la colazione, si è addormentato per l’ultima volta.
Erano lontani i tempi della trincea, con il 5 cucito dietro la schiena e la fronte alta propensa all’anticipo. Ma Gaudenzio era rimasto lo stesso di sempre, schivo e sensibile. E sampdoriano. Divenuto nel frattempo padre e nonno, si commuoveva ancora nel ripercorrere il passato e a ricordare le sue tantissime battaglie con la maglia dai colori più belli di tutti.
Aveva le lacrime agli occhi anche in occasione dell’ultima sua apparizione a Marassi, da tifoso, nel febbraio 2016, felice di essere tornato a casa e di sfoggiare con orgoglio la sua maglia, la maglia di una bandiera.
Perché questo è stato Bernasconi, una carriera professionistica da centromediano, dal 1954 al 1965, vissuta a Genova, tutta in Serie A. Non si tolse mai la soddisfazione di segnare un gol, ma a fare da contraltare a questa piccola grande lacuna aveva altre mille qualità: continuo e corretto, presente per 133 (tra il ’55 e il ’59) partite di fila e mai espulso, divenne un punto fermo della Sampdoria più forte prima dell’avvento di Paolo Mantovani, al punto da conquistare la Nazionale. Dalla provincia all’azzurro, classe operaia in Paradiso. Un Paradiso che da oggi potrà contare su una stella in più.
Alla moglie Anna e a tutta la famiglia Bernasconi le più sentite condoglianze da parte della società.