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La storia di Fernando, il nuovo mastino blucerchiato

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La storia di Fernando, il nuovo mastino blucerchiato

Dicono sia un mastino, perché se vuole strapparti la palla dai piedi sei già destinato a perderla. Fernando Lucas Martins, o più sbrigativamente parlando Fernando, è uno di quei brasiliani atipici: fisico robusto, capacità di interdizione sopra le righe e pure piede parlante. Nel senso che sa dare del tu alla palla: questo è poco ma sicuro. Non è un trequartista e non vuole aspirare ad esserlo, ma un è piuttosto giocatore concreto, atleticamente valido e con capacità di regia.

Tricolor. Per chi nasce ad Erechim, nel sud del Brasile – più precisamente nel Rio Grande do Sul -, ci sono solo due vie: o tifare Grêmio oppure Internacional. E Fernando sin da piccolo sceglie la prima strada, finendo per avverare – a 17 anni – il sogno dell’esordio con l’Imortal Tricolor. Con il club dei moschettieri le cose vanno a gonfie vele: un gradino e una partita per volta il mediano guadagna credibilità e minuti sul campo. Tanto che dopo averne viste due da fuori, Fernando – a manco vent’anni – si prende la maglia da titolare per una Gre-Nal, l’accesissima stracittadina di Porto Alegre. E, nota non a margine, contribuisce alla vittoria dei suoi.

Oro. Fila liscia l’esperienza con il club e allo stesso tempo anche quella con il Brasile, con cui prende parte – e guadagna l’oro – in diverse competizioni di categoria, dal Campionato Sudamericano Under 17 in Cile all’Under 21 del 2011 in Perù, passando per il Mondiale in Colombia. Sino ad arrivare alla Confederation Cup del 2013, la prima giocata da tesserato dello Shakhtar Donetsk. Già, perché Mircea Lucescu – nel gennaio 2013 – punta secco su di lui per rinforzare il centrocampo di una formazione abituata a mettersi alle spalle tutto e tutti in patria. E così accade anche questa volta: Fernando sbanca in Ucraina – dove vince la Prem’er Liha – ed esordisce anche in Champions League, togliendosi la soddisfazione di mettere piede all'”Old Trafford”.

Guerra. Poi nel 2014 l’atmosfera nell’est Europa cambia: le giornate si fanno più dure, l’inverno più burbero. E non è solo una questione di condizioni metereologiche o di campo: è questione di diplomazia mancata, è questione di guerra. Così tutto cambia. Il ragazzo finisce nei radar blucerchiato e con l’inizio delle vacanze – trascorse a casa, in Brasile – inizia a pensare di cambiare domicilio, sostituire Donetsk con Genova. C’è unità di intenti, da una parte e dall’altra; e ora pure una firma. L’accordo è siglato. Fernando riparte con lo scudetto del Doria stampato sul cuore.

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