Mihajlovic pronto alla battaglia: «Non saremo soli in campo, con noi i nostri 68 anni di storia»
«Domani sarà una battaglia. Una battaglia in cui non saremo soli: al “Ferraris” ci saranno i 68 anni della nostra storia. Voglio che i miei giocatori respirino la storia della Sampdoria. E guardando l’erba pensino ai segni che tanti campioni hanno lasciato calcando questo campo: da Brighenti a Vialli, da Lippi a Vierchowod, da Cerezo a Gullit, da Mancini sino all’ultimo di questi campioni, Eto’o. Sulla panchina che ora è mia si è seduto Galluzzi, per primo, e poi i grandi miti come Boskov ed Eriksson. In Tribuna accanto a Ferrero ci saranno gli spiriti di Sanguineti, primo presidente, e poi di Mantovani e dei Garrone. Voglio anche che i giovani che verranno allo stadio sentano con loro le voci dei loro padri, dei loro nonni, che prima di loro andavano al campo. Saremo in tanti, siamo la Samp e vogliamo vincere. Chi giocherà domani? Domani i nomi non contano, contano voglia, passione, spirito, rispetto per la maglia, gambe e pure le palle. Perché non bisogna aver paura che della paura, come diceva Cesare. Il nostro simbolo è il marinaio e io voglio vedere undici marinai che affronteranno la tempesta. Io sarò sempre lì, ultimo ad abbandonare la nave. Anche se sono convinto che domani saremo noi a gioire».
Lanterna. Evadere dal virgolettato di Sinisa
Mihajlovic è quasi un dispiacere, perché il mister dice tutto,
caricando l’ambiente a molla per una partita che vale tre punti, sì,
ma solo sulla carta: «Il
derby della Lanterna è perfetto per uscire da questo momento buio,
rivedere la luce e ritrovare la strada giusta. La luce della Lanterna
basta a illuminare solo una squadra, e quella squadra sarà la Sampdoria. Io ho vinto due derby e se
i proverbi hanno un valore, beh… Quando i miei ragazzi vedranno le
coreografie e sentiranno l’atmosfera capiranno che in un derby bisognare dare
tutto. Stimo il Genoa e Gasperini, ma hanno altre 14 partite
per cui gioire: domani voglio vedere le nostre bandiere al
vento. I tifosi dimostreranno ancora una volta che questo è uno dei
derby più caldi al mondo».
Ambizioni. Passando ai temi tattici, qualche dubbio
esiste, come tende a confermare il serbo nel giorno del suo quarantaseiesimo compleanno: «Alcuni dubbi ci sono sempre, ma voi avete avuto modo di vedere cosa ho
provato e come ci siamo allenati. Anche volendo, l’impianto del
“Mugnaini” non mi permette di nascondermi». A carte
scoperte anche le ambizioni, che parlano di successo nella
stracittadina e parte sinistra della classifica. «Abbiamo qualche
punto in meno di quelli che avremmo voluto – afferma -, ma non vogliamo tornare
sul passato. Ci sono squadre che nel girone di ritorno si sono
rinforzate, noi saremo più forti quando tutti, anche gli ultimi
arrivati, saranno al cento per cento».
Partite. Qualcuno
dei sopracitati però potrebbe
pure giocare, addirittura dall’inizio. «All’interno di una singola
gara ne esistono tante altre – commenta Miha -, per cui
bisogna comprendere come sfruttare al meglio i giocatori in base alle
fasi della partita. Metterli sino dall’inizio oppure farli entrare a
gara in corso, quando le squadre sono lunghe. Io devo indovinare
questo e sbagliare il meno possibile».
Avversari. «Il
Genoa è un’ottima squadra – approfondisce il tecnico balcanico -,
che al momento sta bene. Ho visto molte loro partite, compresa quella
di Roma dal vivo. Hanno gamba, organizzazione e dei valori. Perotti e
Niang, che si sta affermando, hanno la capacità di decidere le
partite. Poi mi piace molto Bertolacci, così come Rincon. Dovremo
fare una grande partita e avere un po’ di fondoschiena, che, come si
dice, non guasta mai».