Palombo in chat: «Posso definirmi un sampdoriano»
«La Sampdoria è la mia vita». Parole e musica di Angelo Palombo, che approfitta della chat sull'Official Facebook Page U.C. Sampdoria per dichiarare il suo amore incondizionato per i colori blucerchiati; colori che ormai, da quel lontano agosto 2002, gli sono entrati nella pelle. Angelo infatti non ha dubbi e davanti alla tastiera e alle telecamere di 'Finestra su Bogliasco' di Samp TV ammette con il cuore: «Posso definirmi un sampdoriano».
Esordio. I tifosi sono centinaia, ma le domande ancora di più, a cominciare da quelle sul suo arrivo a Genova oltre dieci anni fa. Tra i tanti, spicca chi gli chiede a quale Sampdoria sia più legato. «Direi quella di Novellino – risponde il ragazzo di Ferentino, scrivendo senza sosta sui tasti del pc -. I primi anni con lui hanno dato avvio alla mia carriera e in più c'erano grandi giocatori: Sergio Volpi, Fabio Bazzani, Francesco Flachi…».
Ritorno. Mentre la pioggia continua a picchiettare sui vetri della sala stampa del “Mugnaini”, Angelino racconta di quanto questa sua seconda esperienza in blucerchiato sia importante per lui: «Nella mia carriera qui a Genova ho avuto due momenti particolarmente importanti: il primo è quello della conquista del quarto posto, mentre il secondo è quello del mio ritorno in campo quest'anno. Un esordio che supera per emozione anche quello di dieci anni fa».
Cagliari. Qualcuno gli chiede quanto senta calzante il ruolo di difensore centrale. Palombo risponde così: «Mi piace, anche se non è come giocare a centrocampo. Ma credo che, malgrado si possa migliorare in qualcosa, il reparto funzioni bene». Su Cagliari, invece, spiega senza mezzi termini: «Abbiamo sbagliato quasi tutto. Eravamo lunghi e troppo larghi, e poi abbiamo peccato di concentrazione. Una partitaccia».
Futuro. Neppure quando interrogato sul passaggio a vuoto all'Inter e sulle prospettive future di questa squadra, il numero 17 si scompone: «Era un momento negativo per tutta la squadra e io ne ho sofferto. Poi avendo giocato poco ho avuto anche scarse occasioni per mettermi in mostra. Questa Samp, invece, può crescere. Ci sono molti giovani e l'Europa non è una chimera».
Fascia. Tra i mille complimenti c'è anche chi gli domanda se sia cambiato qualcosa a livello emotivo da quando non ha più la fascia al braccio. «Con o senza non cambia assolutamente nulla – scrive sincero -. Sento da sempre una grande responsabilità quando vado in campo e il mio obbiettivo è dare il massimo, indipendentemente da tutto. Il mio ruolo una volta appesi gli scarpini? Ancora non lo so, avrò modo di pensarci. Mi piacerebbe tanto chiudere qui la mia carriera e poi continuare a lavorare sul campo. Ma per scaramanzia non dovrei dirlo».