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Krsticic: «Voglio ripagare l’affetto della società e dei tifosi»

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Krsticic: «Voglio ripagare l’affetto della società e dei tifosi»

Timido, composto, educato, ma anche
puntuale e preciso. Nenad Krsticic si presenta di fronte alla
tastiera per chattare per un'oretta con i tifosi
blucerchiati, rispondendo con cura a tutte le loro domande. In pochi minuti la bacheca della Official Facebook Page
inizia a riempirsi di commenti e complimenti. Il jolly serbo, arrossendo di fronte
a tante attenzioni, esordisce sintetizzando il suo momento: «Alla
Sampdoria mi trovo benissimo, riesco a giocare con continuità. Se
all'inizio della passata stagione mi avessero detto che saremmo stati
promossi e sarei stato impiegato per così tanti minuti non ci avrei
creduto. Ma è accaduto. Non posso che esserne felice».

Idolo.
«Il giocatore a cui mi ispiro è Pirlo, un campione assoluto –
rivela il ragazzo di Belgrado -. Il mio ruolo preferito è quello di
centrocampista basso, ma posso adattarmi anche sull'esterno, come sto
facendo in questo inizio di campionato. Sono a disposizione del
mister, è lui a fare le scelte».

Rinascita. Poi Nenad torna sulla malattia che lo ha a lungo tenuto lontano dai
campi di gioco: «È stato un momento durissimo, ma non ho mai
pensato di smettere con il calcio. La Samp mi è
stata molto vicina, non finirò mai di ringraziarla. Voglio ripagare
sul campo tutto l'affetto e la vicinanza e un grazie particolare va al dottor Baldari, a Renzo
Caselli della Primavera e a Cristina del Villa Flora».

Ambiente.
«I rapporti all'interno dello spogliatoio sono ottimi e il gruppo è
solido – prosegue il numero 25 -. Il compagno con cui mi trovo meglio? Pedro, ci conosciamo da
quattro anni. Abbiamo subito stretto amicizia, è un grande». «Il tifo
blucerchiato è fantastico – spiega -. Quando si alzano i cori dalle gradinate ti carichi
automaticamente. Il mio coro preferito? L'Armata, il pubblico è il nostro dodicesimo uomo».

Futuro.
«Il mio desiderio è quello di rimanere alla Samp il più a lungo
possibile – conclude Krsticic -. Diventare una bandiera? Magari. Significherebbe saldare in
qualche modo il mio debito con questa società che mi è stata accanto nel periodo più buio della mia vita».

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