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Edoardo Garrone: «Lavoriamo per una Samp sempre più solida»

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Edoardo Garrone: «Lavoriamo per una Samp sempre più solida»

Edoardo Garrone è un
fiume in piena. Di parole, di concetti, di idee. Guarda indietro,
agli errori da non ripetere, ma guarda soprattutto avanti. Alla
Sampdoria e al suo futuro, tecnico, sportivo. Guarda al calcio in
generale, alla sua gestione, alla governance della Lega e delle
società, ai vivai e agli impianti. Tutto questo e molto altro in una
lunga intervista rilasciata dal vicepresidente vicario blucerchiato a
Bardonecchia. «L'impegno che avevo preso lo abbiamo mantenuto –
comincia -. È stato molto più difficile di quanto pensassimo, ma
come in tutte le cose complicate venirne a capo è stata una grande
gioia: la soddisfazione della serata di Varese è stata enorme,
proprio per come ci si è arrivati. Ora siamo di nuovo in Serie A e
stiamo lavorando per fare una Sampdoria sempre più solida. Abbiamo
rafforzato anche la struttura societaria e adesso sono molto più
tranquillo rispetto ad un anno fa».

I tifosi avevano già dato fiducia a lei e alla società dodici mesi fa
sottoscrivendo più di 17.000 abbonamenti.

«Anche quando le cose non
funzionavano, abbiamo avuto un grandissimo sostegno nelle partite in
casa e anche in quelle in trasferta. Certo, l'apporto lontano da
Marassi poteva essere ancora maggiore ma non lo è stato a causa
della Tessera del Tifoso o per mancanza di posti disponibili in
alcuni stadi, come a Varese nell'ultima gara dei playoff. Imprese
come quella della passata stagione si ottengono soltanto se tutte le
componenti lavorano per lo stesso obiettivo e con grande coesione.
Adesso siamo ripartiti con questo spirito, il punto di partenza
migliore per far bene anche in Serie A».

Che lezione è rimasta
dopo gli errori che hanno portato la Sampdoria in B?

«La lezione della
retrocessione mi ha dato un'indicazione molto chiara, sulla quale ho
lavorato tutto quest'anno che ci siamo lasciati alle spalle: in
qualsiasi azienda bisogna avere competenze giuste e ruoli chiari,
persone giuste al posto giusto. Nell'anno della caduta c'è stata
qualche defezione sotto questo punto di vista. Sappiamo quanto siano
fondamentali la pancia e le gambe oltre che la testa. Avevamo un
gruppo che per una serie di vicende, penso a Cassano, penso a
Pazzini, s'è ritrovato a dover lottare per un obiettivo che non era
quello per il quale era stato costruito. Era un gruppo a cui
mancavano le componenti caratteriali per lottare per la salvezza.
All'epoca sono stati fatti degli errori di valutazione; lo scorso
gennaio invece abbiamo portato elementi di temperamento e carattere».

Mai più in Serie B. Una
promessa che si sente di fare?

«Il danno che ha
procurato la B, non solo morale ma soprattutto economico, è stato
tale che non possiamo permetterci di ricaderci. Più che una
promessa, è una necessità. Se il prossimo campionato di A non sarà
magari competitivo al vertice, lo sarà molto di più da metà
classifica in giù. Le squadre che potrebbero rischiare di stare in
pochi punti saranno almeno una dozzina: l'obiettivo è dunque di
ridurre al minimo la possibilità di essere invischiati nella parte
bassa e di stazionare il più possibile nella parte alta. Per il
momento le zone altissime non ci riguardano, anche se in ogni
stagione ci sono delle sorprese e a giro potrebbe capitare a noi di
recitare questo ruolo».

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