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Filosofia Iachini: «Il gruppo è la strada dei risultati»

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Filosofia Iachini: «Il gruppo è la strada dei risultati»

Cinque
mesi esatti fa bastò Sansovini a condannarci. Cinque mesi esatti fa
una Sampdoria spenta e smarrita perdeva all'"Adriatico" l'ultima
opportunità di riscatto del suo orribile 2011. Mister Iachini c'era
e ricorda: «L'andata di Pescara è stato un passaggio di crescita.
Anche da lì siamo passati per conoscerci, per migliorare e per
impostare un girone di ritorno di un certo tipo». Un ritorno da
capolista virtuale, che ha portato il Doria a sgomitare per un posto
nei playoff. «Dobbiamo continuare sulla strada intrapresa – spiega
il tecnico blucerchiato in conferenza stampa -. Domani ci aspetta un
impegno difficile, affronteremo una squadra ben rodata, che si
conosce e che ha avuto tempo e modo di affinare i meccanismi grazie
al gran lavoro di un allenatore come Zeman. Sarà una partita che
dovremmo affrontare con l'applicazione, l'organizzazione e lo spirito
che ci hanno permesso questa rimonta».

Non
ha mai nascosto la sua stima per il tecnico boemo.

«Zeman
lo reputo un maestro per quello che ha portato nell'ambiente calcio.
È un allenatore che ammiro particolarmente e in diverse situazioni
ho fatto come lui il 4-3-3: a Piacenza, a Verona, anche a Brescia e
qui nelle prime partite. È un modulo che mi piace molto; ma al di là
dell'aspetto tecnico Zeman lo stimo come persona, dice sempre quello
che pensa, ha grande spessore umano».

Che
ne pensa dell'affiatamento dei biancazzurri in lotta per la
promozione diretta?

«Il
Pescara è partito da luglio con determinate metodologie, ha avuto
mesi per portare avanti dei concetti, per migliorare, per correggere
gli errori. Noi, di contro, abbiamo dovuto accelerare il nostro
processo di crescita, andando sempre a 300 all'ora e velocizzando
l'apprendimento. Per come ragiono io anche se vinci una partita 7-0
c'è comunque qualcosa da rivedere. Non credo alla perfezione, ma
penso che abbiamo ancora margini di miglioramento».

Ha
pensato a qualche contromisura particolare in settimana?

«Noi
fin dall'inizio parliamo di noi stessi, pensiamo a scendere in campo
e a fare la nostra partita. Poi ci sono aspetti tattici che si
possono modificare a seconda dell'avversario ma non influiscono
troppo sulla nostra preparazione».

Quanto
influisce invece giocare in posticipo rispetto alle altre? Il
varesino Maran si è lamentato.

«Posso
anche essere d'accordo col mio collega, ma questa è una realtà. È
capitato anche a noi a Modena di anticipare. Volenti o nolenti
dobbiamo adeguarci a questo calcio moderno, farci trovare pronti e
allenarci e fare il meglio possibile quando siamo chiamati a
giocare».

Che
idea si è fatto del rinvio della sentenza su Padova-Torino?

«Mi
hanno insegnato che le fortune non vanno costruite sulle disgrazie
degli altri, da sportivo le ho sempre conquistate sul campo. Noi
dobbiamo lavorare in quest'ottica».

Passando
a voi. Come stanno gli acciaccati? Eder? Percentuali di averlo a
disposizione?

«Percentuali
sul recupero di Eder non se ne possono fare. Abbiamo ancora un
allenamento, vedremo le valutazioni dello staff medico e poi si
deciderà il da farsi. Munari, Obiang e Soriano sembrano sulla strada
del recupero, le loro situazioni stanno migliorando notevolmente, ma
pondereremo anche in questo caso. Siamo in un momento del campionato
in cui va prestata attenzione su tutto. Valuteremo: se non ci saranno
problemi magari Eder andrà in campo».

La
staffetta sulla trequarti sarà riproposta o crede che Juan Antonio e
Foggia possano davvero coesistere?

«Li
conosco bene e conosco le qualità di entrambi. È chiaro che di
volta in volta ho scelto o uno o l'altro, ma non è detto che non
possano giocare insieme. Se parte uno titolare non è penalizzante
per l'altro o viceversa. Non è detto che quello che va in panchina è
meno bravo di quello che sta fuori anche perché mi riservo sempre
qualche asso nella manica per cambiare la partita, per incidere su
alcune situazioni. Abbiamo affrontato un certo tipo di campionato, ho
valutato vantaggi e svantaggi. Ogni partita è diversa dall'altra, la
filosofia è una soltanto: io penso al bene della squadra, non a
quello del singolo».

Un
concetto che i suoi ragazzi sembrano aver appreso. Concorda?

«Sì,
una delle più belle cose è aver dato una certa mentalità a un
gruppo che ha lasciato da parte gli aspetti individuali. Abbiamo
abbassato l'età media, sono subentrati tanti giovani che sono il
presente e il futuro della società e dei nostri tifosi. I più
esperti poi hanno fatto da chioccia nel migliore
dei modi. Solo questa è la strada dei risultati. Vedere un pubblico
come il nostro soddisfatto per come scendiamo in campo ci
inorgoglisce e ci dà ancora più spinta per continuare il nostro
cammino».

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