Sensibile: «Abbassiamo la testa e tiriamo su le maniche»
«Non
c'è niente di sopportabile in questa situazione. Siamo arrivati alla
fine del girone d'andata con una situazione diametralmente opposta a
quella che auspicavamo l'estate scorsa». Così Pasquale Sensibile si
è presentato in sala stampa al termine del passo falso interno
contro il Varese. «Io, come responsabile della parte tecnica, ho il
dovere di dire che quello che si è visto oggi non è assolutamente
accettabile per quello che è la Sampdoria
– ha poi continuato il direttore sportivo blucerchiato -.
Mi rendo anche conto che i tifosi sono sicuramente stufi di
sentirselo dire e pensano che io mi diverta con le parole a prenderli
in giro. Io invece sono qui a parlare, perché se ci si sottrae a
quest'impegno si creano equivoci forse ancora più fastidiosi».
Dissenso.
«Non è mia intenzione
– ha precisato – prendere per i fondelli nessuno, meno che mai una tifoseria che anche
oggi imperterrita ci ha incitato fino alla fine, fino a quando ha
legittimamente manifestato il loro dissenso. A un certo punto mi sono
domandato dove trovano la forza e quanta fede hanno queste persone a
incitare questa squadra e la società, in questo mi riferisco al
sottoscritto. In 6 mesi siamo stati capaci di far diventare, in
maniera ridicola, Marassi un problema. Oggi non mi permetto di
parlare di problemi psicologici della squadra: dobbiamo avere la
forza di dire che siamo assolutamente inadeguati a quello che il
blasone e la storia della Sampdoria richiederebbero. Mi fermo qui sennò
rischio di cadere nel grottesco. Non dobbiamo più dire ciò che
dobbiamo fare, dobbiamo farlo e basta».
Stimolo.
«Così come abbiamo ritenuto responsabile a suo tempo Atzori per la
sua quota, stiamo constatando che anche questo allenatore sta facendo
un ottimo lavoro sul campo. Ha un’ottima risposta a livello di
disponibilità da parte dei giocatori, anche se quello che conta è
quello che non si riesce sistematicamente a presentare in campo
durante le partite. Nei giorni scorsi avevamo fissato a giovedì la
partenza per Padova; stasera cercheremo di capire se il ritiro
anticipato può essere una soluzione. In queste situazioni, ci si
deve inventare qualcosa, qualcosa che possa andare a toccare uno
stimolo».
Rivoluzione.
«Nel mercato per fare una qualsiasi trattativa bisogna essere
d'accordo in tre: le due società ed eventualmente il giocatore. La
Sampdoria in queste settimane ha dato dei segnali e di sicuro dal
mercato dovremo attingere delle forze nuove. Il termine "rivoluzione"
è stato tuttavia associato alla Sampdoria in modo improprio: "rivoluzione" si può usare quando si ha la certezza di poter
perfezionare delle uscite e qui di certo non c’è assolutamente
niente. Alcune cose sono comunque ben avviate ed è nostra intenzione
cambiare tutto quello che si può cambiare. Pur tenendo conto che non
prenderemo 10-11 giocatori nuovi».
Dignità.
«Oggi mi sento di dire che dobbiamo dare dignità al lavoro che
stiamo facendo e provare a salvare la dignità della squadra per cui
lavoriamo. Provare a guadagnare faticosamente il rispetto della
tifoseria. Non siamo nelle condizioni di prendere impegni con la
gente: dobbiamo solo abbassare la testa e tirare su, voltarci indietro le
maniche. Dobbiamo assumerci la responsabilità
e
provare a porre rimedio ai nostri problemi. Qualcuno consiglia le
dimissioni, ma i consigli li ascolto sempre e poi faccio di testa
mia».
Contestazione.
«Credo che la contestazione nei miei confronti sia naturale,
soprattutto tenendo conto del fatto che è già stato cambiato un
allenatore.
Per una società, l’esonero di un allenatore è un evento
importante, che lascia il segno. Il cambio di tecnico vuol dire un
livello di guardia molto alto. Ed è inevitabile che quando, nonostante un
nuovo allenatore, la media punti peggiora e l'atteggiamento dei
calciatori rimane discutibile,
il mirino si
sposti su chi ha fatto queste scelte».
Responsabilità.
«Io però voglio dire ancora una volta che la contestazione è
corretta, perché la famiglia Garrone
mi
ha messo in condizione di fare le scelte e tutto quello che è stato
portato qui è frutto di valutazioni, sicuramente condivise, ma
personali. È dunque giusto che la gente rivolga la sua
manifestazione di dissenso
nei
miei confronti, perché sono il responsabile. Da parte mia – ha
concluso Sensibile – c'è un grande senso di responsabilità e
sofferenza per ciò che sta succedendo. Io, per la mia quota, fino a
oggi ho evidentemente lavorato male».