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Cassano: «Siamo più forti, e loro hanno paura di me»

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Cassano: «Siamo più forti, e loro hanno paura di me»

Una lunga intervista di Pierluigi Pardo al talento di Bari Vecchia prima del derby: «Voglio una bolgia, quelli là non li voglio nemmeno sentire. Milito? Che coppia, che saremmo…».

06_cassanoLe domande le fa Pierluigi Pardo, Sky. E le risposte, ça va sans dire, le dà Antonio Cassano. Colorite, sincere, dissacranti. Anche fastidiose, sì, perché il genio non ha altri referenti che se stesso. Tanto più quando il calendario corre verso date importanti, «quelle date che appena arrivi a Genova ti ricordano tutti», e sono le date dei due derby. Il primo arriva tra poche ore. Lui ci ride sopra, di gusto. E' pronto.

Si respira un po' di depressione, dopo Liegi?
«No, per niente. Figuriamoci se bisogna deprimersi. E' stata una sconfitta meritata, d'accordo, abbiamo giocato male e abbiamo perso. Ma ci sta, in un anno e mezzo che sono qua in Europa abbiamo messo assieme dieci risultati utili di fila… Credo che il nervoso e la carica li sfogheremo tutti su quegli altri là».

Sul Genoa.
«Ma sì, su quelli là. Quelli dell'altra sponda».

Una volta avevi detto che i tifosi del Genoa diventano pallidi, quando pensano a te e al derby. Ora, classifica alla mano, rispondono di essersi fatti qualche lampada.
«Ma le lampade non servono. A un certo punto diventano bianchi, non c'è verso».

Sei ottimista, insomma.
«Alla grande: perché non dovrei esserlo? Io l'ho detto a inizio anno e lo ripeto adesso: siamo più forti, ne sono convinto. Poi d'accordo, il derby è sempre una partita particolare e può succedere di tutto. Ma loro aprano bene le orecchie, devono saperlo che la Samp è più forte».

Ottimista e carico.
«Siamo caricati a pallettoni, te lo dico io. Domenica saremo 26.000 e loro 11.000: non voglio sentirli urlare, i nostri tifosi devono gridare più di loro. Voglio una bolgia, la voglio anche prima della partita. Rispettando l'avversario, ma una bolgia come si deve».

Sono spesso le tue partite, i derby.
«Ai genoani ricordo solo che ne ho giocati a Bari, a Roma e a Madrid, e ho sempre fatto gol. Mi manca solo qui».

Due derby particolari, quelli dell'anno scorso. All'andata fu la sera del tuo esordio, al ritorno fu festa.
«Dovevo tornare a essere un giocatore, quando sono entrato l'emozione si faceva sentire. E al ritorno… Beh, al ritorno è successo quel che è successo. Ma il passato è passato, bisogna pensare al futuro».

Però Maggio l'avresti ammazzato per davvero, se non l'avesse messa dentro.
«Diciamo che mi auguravo facesse gol, altrimenti mi toccava crossare e poi andare in mezzo a chiudere io… Però la festa resta: 7 Maggio».

Ti manca, Christian?
«Abbiamo Padalino e Stankevicius, stanno facendo bene e sono convinto che ci daranno una grossa mano. Però Maggio per noi era importante, ha fatto grandi cose. Ai miei esterni lo dico sempre: "Andate avanti senza pensieri, tanto ci penso io, la palla vi arriva"».

Riti e scaramanzie da derby?
«Non sono scaramantico, il mio rito è la mia testa. Se mi sveglio bene gli altri devono aver paura».

E come lo capisci, se ti sei svegliato bene?
«Te lo faccio vedere domenica sera».

Fidanzata in tribuna?
«Lei e suo papà in tribuna d'onore, Nicola e gli altri miei cugini lì vicino».

Dura veramente un anno, il derby di Genova?
«Dal mattino alla sera, tutti i giorni. Ma se parliamo di sportività, non c'è derby come questo: mai un problema, niente di niente. Si ama la propria squadra e allo stesso tempo si rispetta l'avversario. In altre città dove ho vissuto non è così».

Il derby dei tuoi sogni, tra quelli che hai già giocato?
«Al primo posto uno col Bari, contro il Lecce. Avevo 18 anni, 3-1 per noi. E' con queste partite che diventi l'idolo dei tifosi, come mi è successo a Roma… Qui no, qui forse lo ero già. E a Madrid ho segnato, però mi hanno cacciato lo stesso…».

E' un Genoa più forte di quello battuto lo scorso febbraio?
«Sì, sicuro. Però le lampade non servono lo stesso, perché di me loro hanno paura. Tanta».

Tu da una parte, Milito dall'altra.
«Facevo una capoccia così a Marotta: "Facciamo a mezzo, un po' lo pago io e un po' voi. Ma prendiamolo". Era impossibile, però Milito è un giocatore straordinario: completo, opportunista, forte di testa, sa dove mettere la palla, gioca per la squadra, segna… Oggi come oggi, è fra i primi cinque attaccanti al mondo. E come i genoani rispettano me, credo che i doriani, capendo di calcio, rispettino lui».

Vien fuori una bella coppia, voi due davanti…
«A fantacalcio è perfetta. Milito già fa gol da solo, figurati se lo metto in porta io… Ne fa quaranta a campionato».

Come Cristiano Ronaldo: meritato, il suo Pallone d'Oro?
«E come no? Ha fatto una stagione strepitosa, ha vinto tutto… Ma questo non vuol dire che sia il più forte al mondo: tre gradini su tutti c'è ancora e sempre Messi. Tra lui e gli altri c'è la stessa differenza che passa tra un giocatore di A e un bambino».

E tu, quanti gradini sotto sei?
«Io sono in fondo alla scala, perché del mio talento ho usato solo il 50%. Avevo una testa malata, che volete farci? Ma sono contento così».

Parentesi: cosa succede al Doria lontano da Marassi?
«Sbagliamo approccio, siamo timorosi e non spregiudicati come siamo in casa. Anche l'anno scorso succedeva, ma siamo stati bravi a riprenderci. Bisogna migliorare, non ci piove».

Ancora il derby. Cosa aggiunge una partita del genere al piacere di stare a Genova?
«Qualcosa cambierebbe, senza. Ha un fascino particolare, tutto suo. I due derby sono date fondamentali».

Amici nel Genoa?
«Quella è una parola molto importante… Ho giocato con Ferrari, ho giocato con Sculli, con Modesto abbiamo lo stesso procuratore… Però amici no, non ne ho».

A febbraio ti sei fatto sostituire all'ultimo per un gavettone a Mazzarri.
«Un po' come quando avevo promesso a Capello che avrei fatto due gol alla Juventus… Gliel'avevo detto, ho mantenuto».

C'è una promessa anche per questa domenica?
«Non preoccuparti, se sarà il caso vedrai. Adesso pensiamo solo alla partita, che alla fine vale tre punti come tutte le altre».

Ne avrai fatta arrabbiare di gente, col libro…
«Cavoli loro. Possono pure offendersi, ma io dico quel che penso, la mia verità. Gli altri… Facessero pure quel che pare e piace».

Qual è l'angolo più bello di Genova?
«Casa mia, al mattino, col mare sotto. Mette felicità. E' tutto blu, anche il cielo. Sempre più blu… cerchiato di blu».

Nella foto Pegaso, sorriso felice e braccia aperte per festeggiare: Antonio Cassano.

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