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Mazzarri: «Abbiamo voglia di fare cose straordinarie»

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Mazzarri: «Abbiamo voglia di fare cose straordinarie»

Il tecnico della Samp e il derby: «Paura? Mai, nel mio calcio questa parola non esiste. Veniamo da una prestazione negativa, ma la squadra ha sempre dato e sempre darà tutto quel che ha».

05_cassanomazzarriSettimana intensa, quella della Samp. Non è una novità, solo il peso dell'Europa e di un campionato, quello dell'anno scorso, vissuto a mille. Ci si ritrova così a Bogliasco a leccarsi le ferite per il crollo di Liegi e nel frattempo a preparare quella che – gira e rigira – è una partita diversa dalle altre. Il derby, sì: domenica sera, finalmente, sarà il gran momento.

Walter Mazzarri, due giorni dopo la sconfitta in Belgio. Come sta la Samp?
«E' una cosa da verificare: ho soltanto due o tre allenamenti per farlo, il tempo è poco. Ma di certo, come ho sempre cercato di fare nella mia carriera, prepareremo quest'impegno al meglio delle nostre possibilità».

Quanto le pesa dover gestire una vigilia del genere senza poter lavorare a lungo sul campo?
«E' sempre stato un pensiero, per me. Vorrei avere il tempo di stare insieme ai ragazzi, di far digerire i miei meccanismi, ma se questo tempo manca è anche perché l'anno scorso siamo stati capaci di conquistare un grande piazzamento: e allora è giusto che la squadra faccia un ulteriore salto di qualità e riesca a recepire velocemente quello che le propongo… Certo che, come tutti i salti di qualità, la cosa richiede un percorso fatto di esperienza e di crescita. Ci vuole tempo, devo ripetermi».

Le fa paura, il derby?
«Per come lo vedo io, nel calcio la paura non esiste. Lasciamola alle cose della vita, via. Io sono convinto che la squadra si comporterà come ha quasi sempre fatto, con determinazione e orgoglio».

Non crede si possa subire il contraccolpo di una sconfitta come quella con lo Standard?
«Al contrario, dev'essere motivo per una reazione d'orgoglio come accadde un anno fa dopo il 5-0 in casa col Milan. Io sono convinto che la Samp sia la causa di ogni sua vicenda, senza guardare agli altri: conta sempre cosa riusciamo a dare, perché se ci esprimiamo al meglio siamo capaci di grandi partite contro qualunque avversario. Inter, Juventus, Milan… non fa differenza, se la condizione è ottimale e l'approccio è quello giusto. Viceversa, può capitare che si offrano prestazioni di un altro tipo come purtroppo è stato mercoledì: ma nella mia gestione sono state ben poche, e penso e spero che anche questa volta si tratti di un episodio circoscritto figlio dei tanti impegni che abbiamo dovuto affrontare e che affrontiamo ogni settimana».

Samp arbitro delle proprie fortune, insomma.
«E' questo che cerco, dal primo giorno, di far capire ai miei giocatori. Se stiamo bene non dobbiamo preoccuparci degli avversari, perché siamo in grado di dare anche il 110 o il 120% di quel che abbiamo: e allora nessun obiettivo è precluso, né per quel che riguarda la singola gara né allargando il discorso».

Le seccano le critiche al suo modo di rapportarsi con la stampa?
«Io sono abituato, da sempre, a basarmi sui dati oggettivi che una partita mi offre. Guardo le prestazioni e valuto a modo mio, senza considerare il risultato: quello è sempre figlio di tante cose. Certo, ho i miei punti di osservazione che sono sicuramente differenti da quelli della stampa, ma se dico che un campo in condizioni difficile complica la vita a una squadra abituata a giocare palla a terra è perché mi viene chiesto un parere in merito… E non mi sembra di fornire una spiegazione campata in aria. Potrei andare in conferenza stampa e dire "Abbiamo vinto, abbiamo meritato", oppure "Abbiamo perso, ce lo siamo meritato", e fine, ma mi sembrerebbe di mancare di rispetto al lavoro altrui. Il confronto, ne sono convinto, è bello e serve: ma dev'essere leale, propositivo, fatto guardandosi negli occhi. La mia forza è che i giocatori, novantanove su cento, sono convinti di quel che dico loro e mi seguono».

Torniamo a Liegi: è arrivata la prima sconfitta in Europa.
«I giocatori sono i primi a essere mortificati per quel che è successo, ma posso garantire per loro e li difenderò sempre: hanno dato tutto quello che avevano. Non è bastato. Fidatevi, però, che sarei il primo a escludere qualcuno dal mio gruppo se mi dovessi accorgere che non mette sul campo il massimo impegno».

Le resta, e non è poco, il record di risultati utili consecutivi.
«Quanti di questi ragazzi avevano esperienza nelle coppe? Ecco, quello che siamo stati capaci di fare è una gran cosa».

Veniamo al derby?
«Ne parlano tutti, di questa partita. E' una sfida che dà carica da sola, senza doverci lavorare su: sta a me vigilare affinché questa pressione e questa voglia di spaccare il mondo siano messe al servizio del gioco… Vi ricordate quando dicevo che vorrei veder scoppiare il pallone ad ogni contrasto? Ecco, vale sempre. Pur ricordandosi che si tratta di una partita di calcio, non di un incontro di pugliato: ci sono delle regole, un pallone da giocare come si deve, servono lucidità e attenzione. Niente frenesia. Voglio una squadra pronta dal punto di vista fisico, mentale e temperamentale».

Un po' di singoli, anche se il discorso non le piace. Quattro nomi: Palombo, Bellucci, Cassano, Milito.
«Angelo non è disponibile, così tagliamo subito il discorso. Antonio è un componente della squadra, e sarà tutta la squadra a dover lottare in fase passiva e a provare a far male una volta in possesso del pallone: a quel punto aggiungete gli episodi e avrete un risultato. Mi chiedete di Claudio: si sa, dopo un infortunio grave come il suo si rientra alla grande e dopo si rischia un calo. Per questo cerchiamo di gestirlo come si deve, lo facciamo riposare quando serve e lavorare coi preparatori per ritrovare la brillantezza migliore. Sono cose che vanno al di là di quello che può controllare lui, che resta un ragazzo speciale sia professionalmente sia, ancor di più, umanamente. E' così che si recupera un elemento importante come è Bellucci. Milito, poi: che sia un grandissimo giocatore non deve dirlo Mazzarri, bastano i numeri. Ma di giocatori come lui ne abbiamo già incontrati, e sappiamo cosa dobbiamo fare».

Ieri, a Liegi, ha parlato Marotta. Uefa croce e delizia, il succo del suo discorso. Concorda?
«Al 200%, e questo dimostra quanto società e allenatore siano in sintonia. Trovo giusto che la società dica le cose come stanno, non alimentare false illusioni è sinonimo di serietà. Questo, però, non vuol dire rinunciare a crescere o mettere le mani avanti: significa soltanto essere chiari, lineari. E' un pregio da apprezzare, secondo me. La voglia di fare qualcosa di straordinario, come straordinario è stato lo scorso campionato, resta».

Nella foto Pegaso, capitano e allenatore: Antonio Cassano e Walter Mazzarri.

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