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Mazzarri: «A Napoli per imporre il nostro gioco»

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Mazzarri: «A Napoli per imporre il nostro gioco»

Il tecnico della Samp sulla sfida del San Paolo: «Non dovremo farci condizionare dall'ambiente ma cercare di fare la nostra partita. Possiamo battere chiunque e l'abbiamo già dimostrato».

07_mazzarriEmergenza, non si scappa. Con mezza difesa fuori (Campagnaro è rotto da tempo e Bottinelli non torna in tempo dall'Argentina) e il dubbio che tiene Lucchini, Pieri e Sammarco in forse, beh, si va a Napoli. Sfida delicata, con lo stadio pieno e una squadra davanti che ha ritrovato le ambizioni e i sogni d'un tempo. Walter Mazzarri non si piange addosso, comunque: conosce insidie e problemi di questa trasferta, ma tira dritto con fiducia.

Col Torino non è stato il suo Doria. E però ha vinto, con merito. Basterà, a Napoli?
«Sono stati loro stessi, i giocatori, ad ammettere la giornata storta. Un motivo logico non l'abbiamo trovato, perché con Bologna e Roma stavamo benissimo e in tre giorni la condizione fisica e mentale di una squadra non può cambiare: sarà stato un bioritmo, mettiamola così… Però sono anche convinto sia stato un episodio, una cosa passeggera: questa squadra, la mia Samp, può mettere sotto chiunque e fare risultato dappertutto».

Altre polemiche, domenica sera: e per il gol annullato al Torino e per l'arbitraggio di Milan-Napoli.
«Col Torino l'errore è stato a nostro favore, niente da dire: ma il rigore, nettissimo, che non è stato fischiato a Delvecchio? Eravamo sullo 0-0, sarebbe stato importante sbloccare il risultato: magari ci usciva anche un risultato rotondo. E fossimo andati sotto potevamo sempre ribaltarla, no? Comunque questo non conta più niente, e la designazione di Rosetti dovrebbe far stare tutti tranquilli: è un arbitro di personalità, un uomo di spessore e con una grande intelligenza».

Cerca continuità, la Samp?
«Prima di tutto cerchiamo la prestazione, sempre. Avremo di fronte una grande squadra con un grande pubblico, una specie di prova di maturità anche se partite di alto livello in stadi importanti ne abbiamo già giocate. Lo sapete voi e lo sanno nello spogliatoio, bisogna concentrarsi esclusivamente su fase attiva e fase passiva: se riusciremo a farle al meglio e a contenere gente come Lavezzi, Hamsik o Gargano, beh, potremo andare a sviluppare il nostro gioco come è nel dna di questa squadra. Anche se avrei voluto avere l'organico al completo, per una sfida così».

Imporre il gioco è la chiave del successo, allora?
«Sarebbe l'ideale, ma tra il dire e il fare ce ne passa. Vorrei che i ragazzi se ne fregassero dello stadio, del tifo, dell'avversario… A volte non ce l'hanno fatta, tante altre invece sì».

Quanto le manca, una vittoria in trasferta?
«Non pensiamoci, per cortesia. Meno ci pensiamo e prima arriverà».

Cassano contro Lavezzi.
«No, non è così. Uno, perché sono giocatori diversi tra cui un confronto non è possibile. Due, perché la forza della Sampdoria sta nell'organizzazione, nel gruppo, e non in un singolo giocatore. Non dipendiamo da nessuno: vi ricordano niente le quattro vittorie senza Antonio, l'anno scorso?».

Bottinelli non rientra.
«Da padre lo capisco, e gli sono vicino. Da allenatore devo dire che mi dispiace, perché finalmente vedevo Jonathan al livello dei compagni: si era inserito, era diventato un possibile titolare. Ma non lo avremo, inutile stare a pensarci su».

Parentesi. Coppa Uefa: lo Stoccarda vince, il Siviglia perde. E tutto torna in gioco.
«I risultati peggiori che potessimo aspettarci, ma non mi stupisco: è così, punto e basta. Di buono c'è che il nostro destino è ancora ed esclusivamente nelle nostre mani. Se otterremo qualcosa sapremo di essercelo meritato fino in fondo».

Nella foto Pegaso, l'allenatore della Samp Walter Mazzarri.

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