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Mazzarri: «Giù le mani dalla mia squadra, non è crisi»

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Mazzarri: «Giù le mani dalla mia squadra, non è crisi»

Il tecnico della Samp in conferenza stampa a Bogliasco: «Ho sentito calunnie e menzogne, non le posso tollerare. Difenderò il mio gruppo a spada tratta sempre e comunque».

08_mazzarriWalter Mazzarri sale in sala stampa a Bogliasco, tre giorni dopo la sconfitta di Bergamo, e ha qualcosa da chiarire. Troppe cose non gli sono piaciute: non in campo, con una prestazione comunque sottotono (e nessuno lo nega), quanto per le parole che son sibilate intorno a questa domenica amara. Vuole chiarire, il tecnico della Samp.

Un girone durissimo. Lo spunto da cui nasce la mezz'ora abbondante di parole è la Coppa Uefa, con un sorteggio che è tutto fuorché semplice. «Ma evidentemente, in questo momento non è dato esser fortunati nemmeno in questo», dice amaro Mazzarri. Che delinea però meglio i contorni del suo malumore: «Alla prima andiamo a Belgrado. Ambiente caldo, il viaggio, partita tirata. Avrei preferito evitarlo, nella settimana con Milan e Bologna. Poi, Siviglia e Stoccarda in casa: due grandi partite, ma onestamente a Marassi sarebbe stato meglio avere le altre due. Questa è l'analisi del sorteggio, nient'altro: la cosa che dev'esser chiara è che se stiamo bene siamo in grado di giocarcela con tutti, e in campo ci andiamo sempre per vincere». E' questione di carattere, di coerenza con se stessi: per questo Mazzarri parla così, dice quel che pensa (come sempre) e non fa proclami. «Io penso che i tifosi, insieme a noi, siano quelli che meno si sono fatti condizionare dalle circostanze e dalle parole – prosegue il tecnico blucerchiato -. Sono convinto mi vogliano bene e siano un pubblico colto e intelligente, che ha ben presente cosa ha investito il Siviglia per fare la squadra e quanto invece abbiamo investito noi. Faremo di tutto, sempre, per il massimo risultato: sanno anche questo, i nostri tifosi».

Niente calunnie. E' il primo passo. Il groppo grosso che infastidisce Mazzarri ha radici a Bergamo. Una lunga tirata, quella dell'allenatore del Doria: «Posso accettare tutto, ogni critica, ogni appunto, arrivo anche a sopportare certe valutazioni faziose, ma voglio essere rispettato come professionista e voglio che venga rispettato l'equilibrio del mio gruppo: le calunnie gratuite, con lo scopo di destabilizzare l'ambiente o per chissà quali scopi personali, proprio no. Cassano che viene da me e mi dice di sostituire Bonazzoli e io gli do retta? Il cambio era già stabilito da prima della gara, Antonio è solo venuto a dirmi che Sammarco non ce la faceva più e voleva esser tolto. Quel che è stato detto è una cosa gravissima, una menzogna che lede una professionalità che ho costruito in dieci anni di lavoro: intollerabile».

Non è crisi. Parla anche di risultati e classifica, Mazzarri. Perché sa che nascono lì molte delle parole che ruotano intorno alla sua squadra. «Mi dite quali sono i segnali di questa crisi così pesante? Io sarò anche un visionario, ma proprio non riesco a vederli… Avessimo fatto una tabella a inizio campionato, quanti punti credete ci mancherebbero oggi? I due col Chievo, forse uno a Bergamo: ed è crisi, con tre punti in meno? Quanti ne abbiamo recuperati l'anno scorso all'Udinese? Io so solo che il momento è negativo, è innegabile, che la cosa brucia e mi fa arrabbiare. E che allo stesso tempo non vedo l'ora di risalire la classifica: come meritiamo, viste le prestazioni». Da lì bisogna ripartire, allora: «Crisi è quando ti mettono sotto, quando subisci senza reagire. Siamo in crisi? Non credo. Lo scorso campionato abbiamo fatto qualcosa di straordinario, che non deve però diventare un termine di paragone, una regola: a me interessa che la squadra continui a lavorare e ad esprimersi come sin qui, Bergamo lasciamola un attimo da parte, ha sempre fatto. Non voglio che i miei ragazzi si spaventino e smettano di giocare come sanno: per questo non tollero chi vuol destabilizzare gratuitamente il mio gruppo… Un gruppo coeso, il più unito e omogeneo da quando alleno: lo difenderò a spada tratta, sempre e comunque».

L'intervista di Cassano. Parole chiare e concetti sensati quelli di Mazzarri. Concetti che pure Cassano ha in parte toccato nella sua intervista (una rarità) di fine partita: «Antonio era il capitano , non ha fatto altro che esprimere i concetti dello spogliatoio – riprende e chiude Mazzarri -. Le sue dichiarazioni confermano la sinergia che si è creata tra lui, la squadra e l'allenatore: bisognava dare delle spiegazioni ai nostri tifosi per un momento obiettivamente negativo e lui, che aveva la fascia al braccio, l'ha fatto. Ha chiesto interventi sul mercato? Non cercate di tirarmi in mezzo a queste cose, perché sapete che di mercato parlo solamente con la società, con la quale esiste un rapporto fatto di stima e fiducia totale: baso il mio lavoro sul campo, sul gruppo, e i miei giocatori devono sentirsi i più importanti del mondo».

Nella foto Pegaso, l'allenatore blucerchiato Walter Mazzarri.

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