Cassano: «Voglio restare qui, e restarci a lungo»
Il talento di Barivecchia in conferenza stampa: «Alla Samp è impossibile avere problemi. Vorrei rimanere a lungo, sogno di lottare per qualcosa di ambizioso e grande».
Arriva chiuso in un cappotto, sciarpa a proteggere la gola. Influenza: è periodo. Ma il sorriso è quello dei giorni belli, quando Antonio Cassano era talento e genio senza ombre né pensieri. E' rinato e felice, il ragazzo di Barivecchia. Alla Samp ha trovato una nuova casa, e non ha paura di ammetterlo.
Sei mesi a Genova, qualche infortunio di troppo, la sensazione che Antonio Cassano abbia di nuovo voglia di far innamorare la gente. E' così?
«L'unico problema sono stati i guai alla coscia, è vero. Senza quegli infortuni avrei potuto essere a sei, sette gol… Resta comunque un buon bilancio, il mio. E anche la squadra non mi dispiace: bisogna un po' migliorare lontano da Marassi, ma credo che la strada sia quella giusta».
Marassi significa anche e soprattutto pubblico, tifosi, affetto. Una folla alla presentazione, a Corte Lambruschini, e una folla allo stadio: il rapporto sembra ottimo…
«Quando ho preso il giallo, contro la Fiorentina, sono rimasto mezz'ora senza mai toccare palla. Mai. Eppure tutto lo stadio mi acclamava… Ancora oggi mi vengono i brividi, quando ci ripenso: ho capito che la gente mi vuole bene, e io non posso far altro che dare tutto me stesso per loro».
Un anno di prestito dal Real Madrid, per ora. Ha un futuro, la storia tra Cassano e la Samp?
«Io sono contento di essere qui, e il Direttore (seduto lì a fianco, ndr) sa cosa penso di lui e cosa penso della società. Queste persone mi sono state di grande aiuto in un momento molto difficile, recuperandomi come uomo. Marotta ha avuto fiducia in me e io non posso che ringraziarlo. Certo, vorrei rimanere qui a lungo e farò di tutto per riuscirci: ma la patata bollente, adesso, ce l'ha in mano lui (ridono entrambi, ndr)… A tutto, comunque, c'è rimedio».
Due allenatori per un giocatore: Donadoni con gli Europei da preparare e Mazzarri con un ciclo da gestire. Insieme, il grande affetto e la grande stima per te.
«Donadoni spende sempre belle parole su di me, come del resto ho fatto anch'io su di lui: sia che vada agli Europei sia che resti a casa il rapporto umano che abbiamo non verrà intaccato. E pure con Mazzarri si è creato un grande feeling: è tutto il contrario di come lo vedevo da fuori, duro e distaccato… Mi ha dato fiducia, responsabilità, mi ha dato voglia di giocare e di allenarmi: non avevo mai avuta… Per la mia rinascita è stato importantissimo».
Comincia un anno pieno di impegni: una stagione da finire in crescendo, magari Austria e Svizzera, il prestito dal Real. Cosa si aspetta Cassano, da questo 2008?
«Io spero solo di star bene fisicamente, per quel che riguarda me stesso è tutto qui. La Samp? E' una squadra attrezzata per fare buone cose, cercheremo tutti insieme di arrivare più in alto possibile. Poi, se rimarrò qua, faremo tutti uno sforzo per salire ancora più su… Ho detto bene o no, Direttore? (un cenno del capo conferma: ha detto bene, ndr)».
Una macchia e un ricordo della seconda metà del 2007.
«La cosa più bella, mi ripeto, è stata quella mezz'ora di incitamento contro la Fiorentina: alla notte non ho dormito. E problemi non ce ne sono stati: è impossibile averne, alla Sampdoria… Col personaggio che mi sono costruito ci sta, trovare qualcosa che non va, ma qui è tutto perfetto. Significa che ci sanno fare, perché casini ne ho avuti con mezzo mondo».
Una persona sola, parole tue, ha avuto fiducia in te quest'estate: Beppe Marotta. Gli altri, quelli che si erano dimenticati di te?
«A loro non penso, mi sono indifferenti. Mi importa poco della gente che poi magari vuol salire sul carro dei vincitori… Io do merito al Direttore di aver creduto in me come persona, di avermi capito e di essersi fidato come io mi sono fidato di lui: in un momento difficile, pieno di nuvole, ha rappresentato per me un raggio di sole».
Il rapporto col presidente Riccardo Garrone? Ha detto di rivedersi in te, qualche volta.
«Dura trovare un altro con la mia testa… Scherzi a parte, lui per me è come un padre: sa dare il consiglio giusto al momento giusto, si preoccupa che sia tutto a posto e non solo parlando di calcio. Insieme a Marotta mi dà quelle attenzioni che mi mancavano e che credo di meritare».
Dopo un anno e mezzo lontano dall'Italia ritrovi un'Inter senza quasi avversari…
«Sì, credo sia già bell'e finita la lotta per lo scudetto: la Roma è lì, non demorde, ma Mancini ha 25-30 campioni e chi mette mette, vince… Chi ha un progetto serio è sulla buona strada, e penso anche alla Juventus, ma per arrivare ai livelli dell'Inter ci vuole ancora del tempo».
Non sono mancate tragedie e violenze.
«In Spagna si vive in modo diverso, guai ne succedono pochi. Per questo dico che l'Italia mi è mancata molto, ma non il calcio italiano. Avanti così non si può andare, speriamo si migliori e alla svelta».
Genova?
«Confesso: me ne avevano parlato male. Ma Direttore, lo dica lei se mi piace o no (Marotta sorride e conferma, ndr)… Mi piace moltissimo, mi è piaciuta sin dal primo giorno: il mare, le belle giornate. Non manca niente».
La tua Genova è anche e soprattutto la Samp, con nuovi compagni e nuovi obiettivi. Chi ti ha colpito?
«Non so perché, ma questa domanda me l'ero immaginata e sono pronto: Sammarco e Campagnaro. Paolo ha tecnica, rapidità, senso del gol: ne vedo pochi di centrocampisti con le sue caratteristiche. E Hugo ha una forza devastante: tra due o tre anni ne sentiremo parlare parecchio, di questi due ragazzi…».
Sentiremo anche parlare di un nuovo Cassano?
«Difficile rispondere, perché uno come me, testa compresa, non lo vedo… Nel mondo credo che Messi sia tre gradini sopra a tutti gli altri, ma in Italia c'è Cassano e basta…».
Spazio ai sogni. Hai parlato di progetti a lungo termine, e la Sampdoria ne ha uno: dove può portare? Uno scudetto sul petto, sopra il blucerchiato, non sarebbe male…
«Io sono molto ambizioso, amo le sfide. Con l'Inter non ce la si può giocare, d'accordo, ma se io rimango si può costruire una squadra in grado di competere con le altre… Non siamo poi così distanti da Fiorentina, Udinese o Juventus. Sognare è bello: perché non farlo?».
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Nella foto Pegaso, Antonio Cassano e Beppe Marotta se la ridono in conferenza stampa.