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Mazzarri: «La parola d’ordine è una e una sola: solidità»

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Mazzarri: «La parola d’ordine è una e una sola: solidità»

L'allenatore della Samp prende il buono di Cagliari e tira avanti: «Nel calcio si può essere tutto e niente, e dalle lezioni bisogna imparare. Guai a sottovalutare l'Empoli».

08_mazzarrifrustalupiCagliari è già un bel ricordo, un parafulmine piovuto dal cielo, più veloce e più tonante dei fulmini stessi. Che quando arrivano fanno un baccano tremendo e dopo un attimo sono già chissà dove. Un ricordo che permette di affrontare serenamente tutti gli altri, da luglio ad oggi. Walter Mazzarri non si tira indietro, sa che se c'è un momento per non esser frainteso, per raccontare la sua Samp senza filtro è questo. E chissà quando ricapiterà, se ricapiterà. Perciò, il pomeriggio sereno coi giornalisti è meglio viverlo finché è lì, tra le mani.

Cagni e l'Empoli. Si comincia in sordina, in realtà. La considerazione è la più semplice: dopo una vittoria, sarebbe bello ottenerne un'altra: «Certo – sorride il tecnico di San Vincenzo -, piacerebbe anche a noi, ma bisogna stare attenti a questo Empoli. Si tratta di una formazione in salute, che corre parecchio e fisicamente in questo momento potrebbe pure star meglio di noi. Insomma, non mi fido». In più, in qualità di valore aggiunto, i toscani schierano in panchina una vecchia conoscenza blucerchiata: Gigi Cagni. «Allenatore che rispetto molto – dice subito Mazzarri -, è un professionista serio e con valori importanti, altrimenti non sarebbe rimasto per così tanti anni a questi livelli. Cagni studia molto l'avversario e il suo Empoli sarà un cliente da prendere con le molle. Cercheranno sicuramente di chiudere gli spazi, di ripartire velocemente e bloccare le nostre fonti di gioco. Per assurdo, sarà più difficile affrontarli in casa che in trasferta, basti pensare all'impresa che l'Empoli è stato capace di fare a San Siro contro il Milan… Non un risultato casuale». Ci sarà da fronteggiare un ulteriore problema, i punti di riferimento. L'Empoli ne lascia pochissimi. «E' vero, ci sono calciatori tra gli azzurri che per caratteristiche non sono facilmente identificabili, non sai se prenderli come punte o come centrocampisti. Ci vorrà la massima concentrazione».

Emergenza. E la Samp, al delicato match di sabato, come ci arriva? «Qualche grattacapo ce l'ho – non si nasconde il mister doriano – e riguarda soprattutto la difesa, reparto fondamentale per come intendo io il calcio, perché è la base del gioco, da dove cominciano le offensive». L'infermeria, oltre ad Accardi indisponibile ormai storico, presenta le incerte cartelle di Lucchini e Campagnaro, quest'ultimo tra l'altro appena uscito dalla squalifica di tre turni rimediata contro il Parma. «E non sono bei segnali – prosegue Mazzarri -, non mi piace lavorare sul chi vive in questo modo. L'assenza di Campagnaro nelle ultime tre partite ha pesato parecchio sull'economia di gioco, ora non posso nemmeno contare su un suo recupero per via di un fastidio che proprio non ci voleva. Pure Lucchini non è al meglio e in più si aggiunge la tegola di Palombo». Che proprio nella serata di ieri ha accusato febbre alta e, secondo le analisi preliminari, un principio di polmonite. Pure Angelo rientrava dalla squalifica, una sorta di maledizione. «Dispiace perdere certi elementi, ma dobbiamo far fronte all'emergenza».

Voglio solidità. Qui cominciano i discorsi veramente interessanti. «Ciò che conta di più è la solidità di squadra, processo che inizia dalla fase passiva. Molte volte ci è stato contestato di segnare poco, di non tirare molto in porta. Non recuperavamo palla, andavamo spesso in difficoltà e al momento del possesso non eravamo più lucidi. D'ora in poi la parola d'ordine, secondo la quale effettuerò le scelte, sarà solidità». Una solidità messa in campo ad esempio a Cagliari, dove è arrivato un grande risultato. Senza però la prestazione: «Si era giocato molto meglio a Siena – ammette il trainer toscano -, in quell'occasione la squadra mi era piaciuta completamente. A Cagliari sono uscite caratteristiche diverse, dalle quali ripartire. Penso all'orgoglio, alla cattiveria agonistica, alla voglia di non arrendersi finché c'è tempo. Diciamo che ancora non siamo usciti dal momento di difficoltà, perché anche domenica ci sono stati alcuni aspetti negativi, tuttavia la strada intrapresa mi sembra quella giusta».

Gli equilibri. Il nodo formazione. C'è attesa per conoscere modulo ed interpreti. Qualcuno vorrebbe Caracciolo confermato dopo la rete del Sant'Elia, altri chiamano a gran voce Vincenzo Montella. «L'undici titolare lo saprete sabato alle ore 18 – frena Mazzarri -, posso solo ripetere che deciderò secondo il criterio accennato prima: solidità». Che non significa catenaccio, anche perché tal concetto non rientra nella filosofia dell'ex tecnico amaranto. Significa equilibrio e unione d'intenti nelle due fasi. Parole ben assimilate in particolare da un giocatore quest'anno: Claudio Bellucci. E qui la domanda vien da sola: la Samp è Bellucci-dipendente? «Bellucci è un calciatore importante – conferma Mazzarri -, ma la Sampdoria non dipende da lui. Sono sempre gli equilibri a far la differenza, poi più elementi ci sono che li fanno rispettare, più si diventa pericolosi. E ci vogliono abnegazione, sacrificio. Penso a Zenoni domenica a Cagliari: in un ruolo non suo, mai ricoperto in carriera, ha disputato una partita importante, non sfigurando con difensori di ruolo. Lo devo ringraziare».

Va bene così. Sembra appena cominciato, ma un quarto di campionato è già nero su bianco. E i cronisti chiedono all'allenatore blucerchiato un bilancio. «Ci sono quattro sconfitte che abbiamo meritato e su cui si piò dire ben poco – racconta sinceramente Mazzarri -: contro Napoli, Milan, Inter e Catania. I rimpianti li ho per gli incontri con Genoa e Lazio, in una di queste due gare avremmo potuto prendere due punti in più alla luce delle occasionissime create. Penso a Montella e Sammarco, soli davanti al portiere. In più, c'è il punto di Torino che oggettivamente dovevamo portarci a casa. Con tre lunghezze da aggiungere in classifica, pienamente legittime, saremmo a parlare di un grande torneo. Però io sono contento così e lo specifico, non sto a piangermi addosso».

Tutto e niente. L'ultimo paragrafo è dedicato ad un aneddoto interessante, uno dei diversi sciorinati da Mazzarri nella lunghissima chiacchierata nella sala stampa del Mugnaini. Parla di come si possa esser tutto e niente. «L'anno scorso, quando ero alla Reggina, incontrammo la Roma in casa. La Roma era molto simile alla Roma di adesso: forte, fortissima. Partivamo battuti ed invece vincemmo 1-0, disputando una partita fantastica. Confermai la stessa identica formazione per la successiva trasferta di Firenze. Ci bastonarono, perdemmo 3-0 con una prestazione davvero inguardabile. Servì, eccome se servì. Il gruppo capì che si può esser tutto o niente, dipende da come si entra in campo. Cattivi, battemmo la Roma. Molli, perdemmo 3-0 senza nemmeno lottare. Una lezione che non ho dimenticato».

Nella foto Pegaso, Walter Mazzarri insieme al suo collaboratore Nicolò Frustalupi.

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