Mazzarri: «Di più questi ragazzi non potevano fare»
Il tecnico blucerchiato è amareggiato: «Si vede che era scritto da qualche parte che si dovesse uscire, perché abbiamo giocato bene sia qui che a Genova… Non meritavamo di uscire».
Ha l'amarezza negli occhi, Walter Mazzarri, e sullo stomaco un'eliminazione pesante da digerire. La Samp saluta la Coppa Uefa in una notte di pioggia danese, e spiegarsi come sia successo è difficile. Lui, il tecnico blucerchiato, fa fatica: «Era scritto, non si doveva passare».
Destino. Mazzarri allarga le braccia, sconsolato. La squadra gli è piaciuta, le occasioni ci sono state: «Ma nemmeno giocando altre due ore sarebbe entrata», sorride triste. Poi allarga il concetto: «E' vero, in parte questa qualificazione l'abbiamo persa all'andata. Ma dico anche che più di quel che si è fatto in queste due partite non si può proprio inventare… Dispiace che non ci siano appelli, ma quando chiudi una squadra nella propria area e il pallone va da tutte le parti tranne che dentro vuol dire che bisogna fermarsi lì».
Traversa e fango. Ha iniziato benissimo, la Samp. Nella pioggia dell'Aalborg Parken ha messo lì i danesi, ha giocato e creato: ma niente, di segnare manco a parlarne. Al massimo, una traversa scheggiata. «E' mancata la decisione giusta al momento giusto – ammette Mazzarri -, l'ultimo passaggio, la scelta vincente… Umanamente s'è fatto il possibile e l'impossibile, ci siamo presi anche dei rischi non da poco. Il rammarico della partita è quello di non averla messa sbloccata in quei primi minuti, quando la squadra giocava e giocava veramente bene: se fossimo passati lì, con l'Aalborg costretto a quel punto a scoprirsi, si vinceva di sicuro. E di solito a questi livelli almeno una di tutte quelle occasioni la si butta dentro». Col passare dei minuti, invece, la paura è diventata realtà: «Era inevitabile che si perdesse lucidità – riprende l'allenatore del Doria -, su un campo del genere e con nelle gambe ancora la fatica di domenica qualcosa paghi per forza. Ma io ai ragazzi cosa posso dire? Hanno dato tutto quel che avevano in corpo». Compreso Cassano, per la prima volta dall'inizio: «Ha fatto quel che mi aspettavo per la sua condizione attuale – è l'analisi, pronta, di Mazzarri -. Entrare dal primo minuto dopo mesi fuori non è semplice: mi è piaciuto».
Tragica andata. La mente torna a Marassi, almeno su quello non ci piove: quei due gol presi quasi per caso a complicare dannatamente la vita, e a regalare ad Hamren la possibilità di mettere in piedi una gara a non prenderle. «Sono rimasti dietro ad aspettarci – sibila Mazzarri -, e nonostante tutto gli unici contropiede glieli abbiamo concessi quando nel finale ci siamo buttati tutti all'attacco… Senza quel pareggio sarebbe stata tutta un'altra partita, invece usciamo e usciamo senza aver mai perso».
Da luglio a oggi. Brucia, questo pareggio che sa di sconfitta. E brucia ancora di più a ripensare ai sacrifici di luglio, alla Bulgaria, a Spalato. Mazzarri lo sa, brucia anche a lui: «Resta comunque un'esperienza positiva – prova a salvare il salvabile, il tecnico -, abbiamo fatto girare un po' la rosa e la squadra è potuta crescere. Dispiace uscire così, ma se guardo il bicchiere mezzo pieno mi consolo pensando che d'ora in avanti potremo concentrarci meglio sul campionato: sin qui, sicuramente, qualche punto per strada lo abbiamo lasciato proprio per non sbagliare in coppa. E la nostra priorità, l'abbiamo sempre detto, non era l'Europa».
Ricomincio da Torino. Prossima fermata, la Torino granata. E' all'Olimpico che la Samp deve ritrovare entusiasmo: «Sono preoccupato – spiega Mazzarri -, di fronte avremo una squadra forte e che, soprattutto, ha potuto preparare la partita per una settimana intera. Noi si ha due giorni soli, e recuperare le energie fisiche e mentali che abbiamo lasciato qui non sarà semplicissimo. Però ci proveremo, poco ma sicuro».
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Nella foto Pegaso, Walter Mazzarri in piedi sotto la pioggia all'Aalborg Parken.