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15 novembre 2002: la firma è di Flachi e Bazzani

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15 novembre 2002: la firma è di Flachi e Bazzani

Come Vialli e Mancini, per un'altra vittoria della Samp: in una stagione memorabile, con la promozione e tre derby su tre vinti, la coppia d'oro di Novellino firma il 2-1 sul Genoa.

23_festabazzaniGli anni Novanta si sono chiusi da poco tra luci ed ombre per la Sampdoria, che nella seconda metà del decennio ha perso definitivamente l'aura di grande squadra creata da Paolo Mantovani. Il lento ed inevitabile declino, dovuto alla scomparsa del presidente blucerchiato per eccellenza, inizia con l'addio di Roberto Mancini, datato 1997. Il Bimbo porta il Doria in Europa per l'ultima volta, poi sceglie la Lazio dell'amico Sven Goran Eriksson. La Samp resta in carreggiata per due stagioni, ma il nuovo padrone della società, Enrico Mantovani, non riesce a gestire il club nel modo in cui avrebbe voluto.

Il declino. La Sampdoria è tornata una provinciale, coi pericolosi echi dei fasti del passato a rendere il tutto più difficile. Nel corso della presidenza Mantovani figlio vanno via tutti i pilastri degli anni d'oro, a cominciare da Pagliuca, passando per Vierchowod, Lombardo, Lanna e infine Moreno Mannini, ultimo baluardo a mollare la presa. Va via anche Paolo Borea, storico ds dello scudetto, lasciando il posto a Domenico Arnuzzo, vecchia gloria di casa Samp. Gli innesti di Montella, Karembeu, Veron, Laigle, Boghossian, solo per citarne alcuni, tengono viva la speranza di una seconda giovinezza Samp per poco tempo, fino ad arrivare alla sfortunatissima retrocessione in Serie B del 1998/99, con l'epilogo del Dall'Ara che alimenta ancor oggi un fuoco inestinguibile nel cuore della Sud. Si sprofondò nella cadetteria in maniera quasi incredibile, con quel famoso rigore concesso da Trentalange su cui è inutile soffermarsi. Da una ventina d'anni i tifosi doriani non avevano avuto più modo di tastare una delusione così cocente, grazie ai palati fini affinati dagli strascichi dei successi di fine anni '80 ed inizio '90. Ma la B era all'improvviso di nuovo una realtà, cui far fronte.

Assalto fallito. Nell'estate del 1999 Enrico Mantovani cedette il gioiello Vincenzo Montella alla Roma per una cifra importantissima. Soldi freschi per investire nell'immediato ritorno in A. La panchina venne affidata a Giampiero Ventura, genovese e sampdoriano di Cornigliano, il quale prese il posto di Luciano Spalletti. Proprio Spalletti, allora agli inizi della carriera, non mandò mai giù la retrocessione del 1998/99. L'attuale tecnico della Roma – dove il mister toscano si è ormai affermato come tra i più interessanti allenatori d'Europa -, disse alcuni anni dopo: «La B con la Samp è stato uno dei miei più grandi rimpianti calcistici». Ventura iniziò alla grande il campionato, facendo credere in una facile promozione. Promozione che invece sfumò clamorosamente nel finale di torneo, quando i blucerchiati persero di vista la strada buona, tanto da restare in B per un misero punto. Da lì, l'ambiente si scoraggiò e si giunse addirittura a rischiare l'onta della C – categoria mai frequentata dal Doria – due anni dopo. Soltanto un grande Francesco Flachi riuscì a trascinare i compagni alla salvezza, ponendo di fatto le basi dell'era Garrone.

Tre su tre. Il petroliere genovese – che negli anni dei trionfi sampdoriani aveva sempre sponsorizzato la squadra con la Erg -, si assunse prima il ruolo di garante della cessione societaria, per poi accollarsi l'intero impegno, rilevandola dalla proprietà Mantovani. Garrone chiamò subito a sé un manager capace come Giuseppe Marotta, il quale a sua volta puntò tutto su Walter Novellino, il mago delle promozioni, per riportare la Sampdoria in Serie A. Siamo alla stagione 2002/03. Che iniziò col derby di Coppa Italia, vinto subito dal Doria per 2-0. La prima sfida in campionato è invece datata 15 novembre 2002, la Samp ci arriva come corazzata di quella Serie B, il Genoa è in grande difficoltà, tanto da non riuscire quell'anno ad evitare la retrocessione nella categoria inferiore. Il primo confronto tra le due genovesi nel campionato di quell'anno si giocò in un Marassi che somigliava tanto ad una piscina. Le fortissime piogge cadute su Genova fecero temere a lungo il rinvio, rinvio che venne scongiurato. Si scese in campo, la Sampdoria mise alle corde i cugini, trovando due reti nel primo tempo, a firma Bazzani e Flachi, i nuovi gemelli del gol. Nel secondo tempo, la formazione di Novellino gode anche di un calcio di rigore, non  trasformato da Sergio Volpi. Inutile il gol di D'Isanto quando manca un quarto d'ora al termine, la Samp vincerà 2-1 (vincerà 2-0 anche al ritorno: tre su tre), lanciandosi definitivamente verso la Serie A e verso un futuro che l'avrebbe ricondotta in Europa.

Sampdoria   2
Genoa           1
Reti:
13' p.t. Bazzani, 32' p.t. Flachi; 30' s.t. D'Isanto.
Sampdoria (4-4-2): Turci; Conte, Grandoni, Domizzi, Bettarini; Gasbarroni (43' s.t. Bernini), Volpi, Palombo, Pedone; Flachi (20' s.t. Colombo), Bazzani (48' s.t. Cois). Allenatore: Walter Novellino.
Genoa (4-4-2): Brivio; Malagò, Rossini, Cvitanovic, Bressan; Bouzaiene (36' p.t. Chini), Codrea, Moscardi, Gabsi (12' s.t. D'Isanto); Carparelli (36' s.t. Mihalcea), Niculescu. Allenatore: Vincenzo Torrente.
Arbitro: Rodomonti di Roma.
Note: spettatori 35.000 circa.

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