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Montella: «Che segni io o un altro, conta solo vincere»

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Montella: «Che segni io o un altro, conta solo vincere»

Vincenzo è carico: «Io decisivo nei derby? Spesso mi è capitato, d'accordo. Ma mi interessa solo che vinca la Samp. E abbiamo un vantaggio, il Genoa potrebbe arrivare scarico…».

21_festamontellaHa lo sguardo furbo di chi ne ha visti mille, di derby. Vincenzo Montella è sereno, rilassato. Sente che la condizione cresce, ritrova sensazioni antiche, scherza coi giornalisti che – giocoforza – da lui vogliono sapere tutto e possibilmente anche di più. E comincia a pensare a domenica sera, al Genoa: tornato in Serie A dopo dodici anni, di nuovo di fronte alla Samp e di nuovo di fronte a Montella.

Uefa. Un passo indietro, veloce ma necessario. Doria-Aalborg 2-2, un mezzo passo falso che complica la qualificazione ai gironi di coppa: «Una partita dura, difficile – ammette Vincenzo -, soprattutto sfortunata. Abbiamo creato tantissimo, anche in 10, e meritavamo di più: però ci crediamo ancora, ci mancherebbe… Le possibilità per passare il turno ci sono tutte, e s'è visto nonostante la partita l'avessimo preparata tra mille problemi». Certo è che, dal suo ingresso in avanti, la Samp ha trovato forza, incisività: «Ma solo perché ero più fresco e nel finale tutta la squadra ci ha creduto e ha spinto di più», smorza lui. Che ha giocato arretrato, lontano dalla porta: «Era l'unica cosa da fare, spazi non ce n'erano. E lì a volte posso essere più efficace, e divertirmi anche».

Una vita fa. Gli anni di Empoli e il Genoa, stagione 1995/96: «Ero ancora un ragazzino, mi sembra una vita fa». Però Montella è nato lì, in quei campionati e in quei gol. E nei derby, già: a Genova come a Roma. «Mi è capitato spesso di essere decisivo – sorride -, ma quel che mi auguro è solamente di vincere. Anche domenica sera. Esperienza e personalità aiutano a gestire meglio le pressioni, ma se poi segno io o un altro, beh, conta poco». Cosa conta, allora? Tradotto: come si vince una partita del genere, come si ignora una tensione diversa dal solito? La risposta è nella testa: «Queste sono sfide particolari, l'aspetto psicologico è determinante. A volte le vivi prima di giocarle, e ci arrivi scarico, altre volte l'emozione non ti fa esprimere al meglio… Credo che in questo senso aver giocato con l'Aalborg ieri sera ci possa aiutare: d'accordo, abbiamo faticato e non c'è tempo per recuperare, ma noi al derby ci pensiamo oggi e domani… Il Genoa ci sta lavorando su da cinque giorni, e la sente parecchio».

Sereno. Quel che colpisce, di Montella, è l'animo. Che sta bene glielo leggi in faccia, nelle sue risposte, nei modi calmi. «E' dall'inizio dell'anno che lavoro per questo – spiega lui -, e ora sono a posto. Ci arrivo sereno, a questa partita. Ricordo l'ultima volta, contro il Genoa: ci arrivai arrabbiato, avevo avuto problemi con Spinelli che ai tempi era il presidente rossoblu». E fu doppietta: «Ma se è per questo mi è capitato anche di farne qualcuno in più, quando stavo bene…». Già, quattro gol alla Lazio: «Qualcosa di difficile da spiegare, una serata indimenticabile».

Voglia di vincere. Montella ci tiene, a portare a casa la vittoria. Parole sue: «Per i tifosi, soprattutto. Quando li incontro per strada mi ricordano la data… La loro passione è la voglia che hanno di vincerlo: è tutto uno stimolo». E dall'altra parte, l'accoglienza come sarà? «Non credo di meritarli, ma mi aspetto dei fischi – risponde subito, senza preoccupazioni, Vincenzo -. Io so di avere la coscienza a posto, so che fui riscattato dall'Empoli e la chiamata in Serie A era troppo importante per lasciarla scappare. Ripeto, mi fischieranno. Ma di solito queste cose mi caricano».

Sfida di uomini. La conferenza stampa scorre via, domande ne spuntano ancora. C'è un uomo da togliere al Genoa? «Di Vaio, Borriello, Bovo… Conta la squadra, e anche il Genoa ha giocatori importanti e di qualità». E qualcuno che possa decidere di qua, alla Samp? «Non mettetemi in difficoltà… L'ho già detto che conta la squadra?».

Nella foto Pegaso, l'esultanza di Vincenzo Montella: una scena da vedere e rivedere più volte.

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