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Mazzarri: «Mai accontentarsi, e la squadra lo sa»

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Mazzarri: «Mai accontentarsi, e la squadra lo sa»

E' la linea da seguire, la regola alla quale è impossibile sottrarsi: «Bisogna sempre lavorare per ottenere il meglio. E i ragazzi l'hanno già capito».

28_mazzarriWalter Mazzarri ha una linea da seguire, e quella rimane. Non bastano quattro vittorie in quattro uscite ufficiali a farlo deragliare, non servono l'entusiasmo dei tifosi e i sorrisi della critica, non basta neppure la consapevolezza di un lavoro cominciato da poco e già capace di dare i suoi frutti; lui va avanti per conto suo, insieme alla sua squadra. E al passato pensa poco: «Voglio essere fedele a me stesso, coerente, non tradire le mie parole. Bisogna sempre guardare avanti, per andare oltre. Per migliorarsi».

Con pieno merito. Una cosa, però, gli accende il sorriso: «Potevano essere anche tutte e quattro vittorie casuali – ricorda il tecnico -, e invece in linea di massima sono successi meritati, figli di come la Samp ha interpretato le singole partite. Nel calcio l'imponderabile è sempre dietro l'angolo, d'accordo, ma è anche vero che spesso i risultati dipendono direttamente dalle prestazioni: si sono commessi degli errori, diverse cose vanno migliorate e dispiace, visto che ci aspettano subito e in pochi giorni altre due sfide delicate, non poterci lavorare troppo su… Ma la squadra ha sempre cercato di mettere in pratica quel che le ho chiesto».

Mai accontentarsi. Comincia tutto nella testa, par di capire. Mazzarri parla chiaro: «Io voglio che i miei giocatori guardino solamente il rettangolo di gioco e pensino a gestire al meglio fase attiva e fase passiva. Punto e basta, nient'altro: non m'interessa se si gioca in casa o fuori, se si è in Europa, non m'interessa nulla. In un mese e mezzo, noto con piacere, la squadra ha già acquisito questa mentalità». Era forse il compito più delicato. Prosegue deciso, Mazzarri: «L'avversario c'è sempre, e bisogna farci i conti. Ma è importante avere una nostra identità, essere forti nella convinzione di poter vincere dappertutto e contro chiunque. Mai accontentarsi, mai e poi mai. Prepararsi al meglio, cercare di raccogliere il massimo: è dall'inizio del ritiro che lo ripeto, e comincio a vederle tradotte sul campo, queste parole. Perché alla fine a pensare così, secondo me, i conti tornano».

Siena. Conquistare il futuro ha le sue basi nell'analisi del passato. E Siena, passato prossimo, è ancora dolce nella mente. C'è spazio e tempo per ripensarci, per rivedere cosa ha funzionato e cosa no: «A me piace veder giocare la palla anche in difesa – premette Mazzarri -, eppure domenica qualche errore d'impostazione all'inizio l'abbiamo fatto. Siamo partiti contratti, i ragazzi sentivano la partita: si è concesso al Siena la possibilità di crearci qualche apprensione. Però è anche vero che qualche rischio bisogna pur prenderselo, per il calcio che voglio io: e per un'ora abbiamo creato e imposto il nostro gioco». Poi, improvviso, il pareggio. «Un incidente di percorso», lo liquida Mazzarri. A cui preme molto di più rivedere come ha reagito la squadra: «Volevamo chiudere la partita già a inizio ripresa – sottolinea l'allenatore della Samp -, abbiamo anche costruito i presupposti giusti. Non ci siamo riusciti? Hanno pareggiato? Pace: si rimette il pallone al centro e si ricomincia a giocare come niente fosse. Invece no, per cinque minuti è stato come avessimo smarrito la nostra identità: si è comunque ripreso in mano il gioco e si è vinto, ma vorrei che in futuro la squadra capisse che una rete subita non deve far cambiare il nostro atteggiamento».

Noi e l'Hajduk. Prossimo capitolo, Hajduk Spalato. Una Coppa Uefa da conquistare, giovedì sera: «E siamo 50 e 50», sorride Mazzarri. Il vantaggio costruito al Poljud, insomma, non deve ingannare: «Prendi un gol e sei punto a capo, e abbiamo visto qual è il valore di chi avremo di fronte… Ci aspetta una partita difficilissima, da interpretare al meglio». Con l'incognita, e questo al tecnico di San Vincenzo pesa, di non sapere che Hajduk trovarsi davanti: «Hanno cambiato allenatore – ricorda Mazzarri -, e la cosa onestamente crea dei dubbi. Vai in campo e magari, prima di capire le variabili che un modulo diverso dal previsto può creare, ti ritrovi penalizzato. Serve la massima attenzione, fin dal primo minuto: abbiamo un'organizzazione abbastanza consolidata e abbiamo il piccolo vantaggio della vittoria dell'andata, tocca a loro fare la prima mossa. Quindi, rispondere con equilibrio e fare la nostra partita».

Poi, Lazio. Tre giorni dopo l'Hajduk, comunque vada, sarà ancora campionato. Lazio, in casa. Posticipo. «Poco tempo per prepararla e poco tempo per recuperare», borbotta Mazzarri. Che però non se fa poi un problema: «Ora c'è l'Hajduk e io devo pensare a mandare in campo la miglior formazione possibile. Dopo penseremo alla Lazio, valuteremo il dispendio di energie, la condizione. Loro giocano in coppa due giorni prima di noi, e chissà che partita sarà la nostra di giovedì sera… Quindi penso solo a quella, per ora». Aiuta, però, aver trovato di colpo i gol degli attaccanti: «Aiuta i giocatori, non me – è la risposta, pulita e secca -. Io a loro l'ho sempre detto: fate come vi dico, segnare sarà la logica conseguenza. Esserci riusciti dà morale, convinzione: fermo restando che a me, se si vince, di chi l'ha messa dentro importa nulla».

Nella foto Pegaso, Walter Mazzarri in campo a Siena.

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