La lunga storia di un fuoriclasse di nome Cassano
Gli esordi a Bari, un capolavoro all'Inter, il trasferimento a Roma e le magie; poi le difficoltà, le incomprensioni, il trasferimento al Real Madrid. E ora, la Samp. Questa è la storia di Antonio Cassano.
Inizia una nuova vita, e inizia a Genova. Antonio Cassano ha alle spalle ascesa, gloria e cadute, e davanti l'opportunità di ricominciare da capo. Perché uno col suo talento, in Italia, non lo si vedeva da anni: al di là delle polemiche, delle difficoltà, delle liti, la verità è questa.
Bari Vecchia. Comincia tutto da lì, dai vicoli della città vecchia. Bari, strade strette e pallone tra i piedi: Antonio Cassano nasce lì il giorno dopo il mondiale di Spagna '82. Quartiere popolare, il calcio in testa. Antonio comincia a giocare con i ragazzi della Pro Inter, periferia barese, poi prova un doppio provino con l'Inter vera (tifoso nerazzurro, dicono) e il Parma. Non va, respinto. Torna a Bari, casa sua, e lì le cose cambiano: il Bari lo chiama, lui entra nelle giovanili biancorosse. E comincia, continua a dare spettacolo.
Fascetti e l'esordio. Cassano gioca in Primavera, sulla panchina della prima squadra c'è Eugenio Fascetti. E' l'incontro che cambia vita e carriera, la scintilla che accende la storia: l'allenatore nota il ragazzo, l'allievo e il maestro. 11 dicembre 1999, Lecce-Bari 1-0. 17 anni, Antonio esordisce in Serie A. La settimana dopo, contro l'Inter, dà spettacolo: 1-1, ultimi minuti, controllo al volo, dribbling secco in mezzo a due difensori e destro sul primo palo per la vittoria del Bari. E' la nascita di un campione. 21 presenze e 3 gol in quel campionato, 27 e 3 quello successivo: tutti vogliono Cassano.
Nella capitale. Estate 2001, la Roma ha appena vinto lo scudetto. Per prendere Cassano spende 60 miliardi, lui – in coppia con Totti – regala 5 gol in 22 partite alla prima stagione in una squadra d'alta classifica. Ha la testa alta di chi viene dal basso, l'imprudenza dei suoi anni e la classe dei più grandi: un po' fantasista e molto attaccante, il suo è un calcio fatto di magie, di spettacolo, un calcio che viene dal cuore. Di Totti diventa un grande amico, la famiglia del capitano diventa quella del ragazzo. E in campo le cose girano: 9 gol al secondo anno, 14 al terzo. I problemi nascono fuori, con un carattere difficile da gestire: con il ct dell'Under 21, Claudio Gentile, non c'è rapporto (e Antonio in nazionale non ci va più), Capello sembra l'unico – a bastone e carota – in grado di tenerlo a bada. Quando anche lui va via, diretto a Torino, la situazione degenera.
Sogni d'Europa. Il 12 novembre del 2003 Giovanni Trapattoni lo chiama in nazionale, amichevole contro la Polonia: l'Italia perde 3-1, il gol azzurro è suo. Il ct lo stima, lo convoca ancora e lo vuole agli Europei del 2004. La spedizione in Portogallo è un fallimento, ma Antonio brilla di luce propria: segna due volte, gioca, illumina una squadra spenta. Le sue lacrime dopo il gol alla Bulgaria, inutile per il 2-2 di Svezia e Danimarca, sono l'immagine dell'eliminazione; ma sono anche, sembrano, la consacrazione di un fuoriclasse.
Ciao Roma, vado al Real. Il 2004/05 regala 31 presenze e 9 gol, ma il rapporto con la tifoseria e con parte della squadra – Totti incluso – si è deteriorato. In estate il mercato lo sfiora soltanto, ma quando a gennaio ha messo insieme solo 5 partite capisce che l'ora è arrivata: l'offerta giusta, quella che va bene alla Roma, arriva dal Real Madrid. Una squadra del genere, di solito, chiama una volta sola: Antonio da Bari Vecchia risponde presente, e vola via.
Spagna amara. E' un Madrid nel pieno del caos, quello che accoglie Cassano. Da quando è andato via Del Bosque non si è più vinto nulla, e lo spogliatoio – visto da fuori – sembra ingestibile. I galacticos vendono maglie ma non rendono. In panchina è arrivato Lopez Caro, Antonio viene messo sotto: allenamenti e dieta, bisogna recuperare la metà stagione persa a Roma. L'esordio (Coppa del Re, contro il Betis Siviglia) è fulminante: Cassano entra, raccoglie una respinta del portiere e la mette dentro. Gol, subito. Lo chiamano "Talentino", per lui vanno pazzi. Dura poco, però. Pochissimo. Il Real arranca, Antonio finisce ai margini e perde la nazionale – mondiale compreso. Quando l'estate scorsa Calderon affida la ricostruzione a Capello, il futuro del ragazzo di Bari Vecchia sembra tornare a splendere: l'antico maestro, è l'opinione comune, restituirà Cassano al calcio. Non ci riesce neppure lui, nonostante l'inizio sia promettente (e non per niente Donadoni, scelto per il dopo-Lippi, gli affida la nazionale per le sfide con Lituania e Francia): il Real vince la Liga, il ruolo di Antonio è meno che marginale – un gol, anche se decisivo, non basta a salvare la stagione.
Genova, Samp. Giorni nostri, oggi. Si chiude una trattativa lunga e difficile, e Antonio Cassano arriva alla Samp. Lui voleva l'Italia, il Doria voleva lui e il Real Madrid era ben disposto a lasciarlo partire: tre volontà che, lavorando di fino, si sono incontrate. Genova, per Cassano, è una svolta decisa e decisiva: il talento è indiscutibile, puro e incredibile, la testa ha deciso che è arrivato il momento di far spazio al calcio. Qui, tra Bogliasco e Marassi, c'è tutto per far sì che il ritorno sia una rinascita.
Antonio Cassano: la scheda
Luogo e data di nascita: Bari, 12/07/1982
Altezza: cm 175
Peso: kg 70
Ruolo: attaccante
Stagione | Squadra | Presenze | Gol |
2006/07 | Real Madrid (Liga, Spagna) | 7 | 1 |
2005/06 | Real Madrid (Liga, Spagna) | 12 | 1 |
2005/06 | Roma (A) | 5 | 2 |
2004/05 | Roma (A) | 31 | 9 |
2003/04 | Roma (A) | 33 | 14 |
2002/03 | Roma (A) | 27 | 9 |
2001/02 | Roma (A) | 22 | 5 |
2000/01 | Bari (A) | 27 | 3 |
1999/00 | Bari (A) | 21 | 3 |
1998/99 | Bari (Sett. Giov.) |
Antonio Cassano alla Samp
Il sogno si realizza: Cassano è un giocatore della Samp!
Nella foto Pegaso, Antonio Cassano in azione con la maglia del Real Madrid.