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Falcone: «Lo studio viene prima di ogni cosa»

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Falcone: «Lo studio viene prima di ogni cosa»

Ospite del Liceo King, il difensore della Samp racconta i sacrifici di una carriera e riflette sui temi d'attualità: «Detesto la violenza, tanto più quando allo stadio dovremmo andarci tutti solamente per divertirci…».

03_falconekingMattinata dal sapore speciale, per Giulio Falcone. Gradito e atteso ospite del Liceo King di Sturla, il difensore della Samp – da quattro anni a Genova – ha incontrato gli studenti dell'istituto partecipando a "Il pallone non è solo rotondo", un'iniziativa ad ampio raggio volta a far conoscere ai ragazzi l'esperienza diretta di chi lo sport (calcio, atletica, pugilato, pallavolo e molto altro ancora) lo vive in prima persona. Intervistato dal professor Pier Cristiano Torre, Falcone ha raccontato ad un pubblico attento ed interessato cosa significhi realmente, al di là delle copertine e degli stereotipi, essere un calciatore: diritti e doveri, i sacrifici, l'importanza dello studio nella vita, lo spirito di gruppo, le tensioni di una carriera vissuta ogni giorno sotto ai riflettori.

Dalla provincia a Torino. «Quando mi sono avvicinato al calcio non ero più piccolissimo, avevo già 11 anni – ricorda Giulio -. I miei genitori volevano che facessi attività fisica, io sono partito con nuoto e altre cose… Poi il pallone: a Pescara fino a 15 anni, quindi il salto nel Torino. Non è stato facile lasciare casa, soprattutto i primi tempi tornavo solo una volta ogni due-tre mesi… Però sono convinto di una cosa: nella vita bisogna continuamente fare delle scelte, e credo sia giusto che a compierle sia il diretto interessato. Come ho fatto io nel decidere di spostarmi a Torino: è l'unico modo per essere sereno comunque vadano le cose, perché sai che nel bene e nel male hai fatto quel che ritenevi giusto. Sono grato ai miei proprio di questo, di essere stati persone schive e di avermi lasciato scegliere».

Tensioni ed esperienza. I ragazzi ascoltano, Falcone continua a raccontare. «Com'è il lavoro del calciatore? Diciamo che in settimana ci si diverte poco, via – sorride Giulio -. Studi l'avversario, vedi cassette su cassette per capire dove bisogna stare attenti e dove invece si può pensare di colpire… E' un lavoro di tattica. Poi quando si avvicina la partita subentrano altre emozioni e la tensione sale: sono momenti particolari, in cui se non hai molta esperienza puoi lasciarti andare e pensare che perderai, che sbaglierai gara, che andrà tutto male… Invece quando l'arbitro fischia sei concentrato solamente sulla partita, senti l'atmosfera, ti fai caricare dal pubblico. E dai il massimo, cercando di aiutare i compagni ad ottenere un risultato positivo».

La giusta prospettiva. Giulio ci tiene a sottolineare un aspetto, e ai ragazzi che lo ascoltano lo ripete forte e chiaro: «Dispiace perdere, ma non muore nessuno. Quel che conta è sapere di aver lavorato bene, di aver dato quel che si poteva: se va male pazienza, ognuno ha i propri interessi e la propria vita e dopo una partita storta non cambia nulla… Bisogna mettere le cose sul giusto piano. Ricordiamoci che il calcio è pur sempre un gioco: ci saranno anche tanti soldi intorno (e il grosso non va ai giocatori…), con milioni di persone che lavorano in questa azienda , ma resta comunque un gioco. Quindi, mai abbattersi nelle difficoltà o nelle sconfitte».

Soddisfazioni. A Giulio ne resta una sulla pelle, indimenticabile. Storia dell'agosto scorso: «Aver giocato per tanti anni in Serie A senza mai una convocazione in nazionale un po' mi dava fastidio – ammette candidamente -, però andavo avanti comunque senza problemi. Pensavo fosse anche un discorso chiuso, dopo l'infortunio al ginocchio e i tanti mesi fuori: invece no, è arrivata la chiamata ed ho esordito con la maglia azzurra… Non ci credevo, è stato bellissimo ed esserci arrivato con quel che avevo passato l'ha reso ancora più emozionante».

Niente violenza, e studiate. Tocca un tema delicato, Falcone. «Quel che non capisco – dice – è come si possa partire da casa per andare a vedere una partita ed essere già nervosi, incavolati, decisi a far danni. Già non tollero la violenza in generale, ovunque essa sia, ma allo stadio proprio è fuori dal mondo: dovremmo essere tutti lì per divertirci, no?». Poi aggiunge: «Ricordatevi una cosa, ragazzi. Lo studio viene prima di tutto, sempre e comunque. Sì, fai il calciatore e guadagni un sacco di soldi, ma se resti ignorante il primo furbo che passa è capace di raggirarti e di portarti via i guadagni di una vita… Senza cultura non si va da nessuna parte».

Anni splendidi. Trova il tempo di parlare un po' anche con i giornalisti che l'hanno seguito, Falcone. E allora spunta il discorso Uefa: «Il massimo sarebbe arrivare alla sfida di Firenze con la possibilità, vincendo, di conquistare qualcosa di bello – è il commento del centrale di Novellino -. Di certo da qui a quel momento avremo davanti partite non semplicissime, ma penso conti soltanto cercare di fare più punti possibile e vedere alla fine cosa si è ottenuto. Il mio futuro? Vedremo anche quello: di certo qui a Genova, nonostante qualche periodo difficile, ho passato anni splendidi e altri vorrei viverne. Io sono tranquillo, qualche squadra che mi cerca c'è e questo significa che nel tempo ho fatto bene: non so cosa succederà, ma potete star certi che per la Samp darò sempre tutto».

Nella foto Pegaso, Giulio Falcone davanti alla platea degli studenti del Liceo King.

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