Bazzani: «E adesso vogliamo tornare a vincere»
Fabio e la sfida di Verona: «Ho voglia di giocare, di andare in campo… E se arriva un altro gol come con l'Atalanta, beh, ben venga».
Sono sempre parole sincere e dirette, quelle di Fabio Bazzani. Nel bene o nel male, non si scappa: lui pensa a quel che dice e dice quel che pensa. E allora starlo a sentire mentre spazia dalla sua condizione ad un futuro ancora da scrivere, a due giorni dalla trasferta di Verona, diventa un piacere. Ci sono in ballo tre punti quasi vitali, a voler andare in Uefa, e c'è in ballo un ritorno da titolare dopo un mese; c'è un infortunio alle spalle che lascia inevitabili strascichi; c'è la voglia di capire cosa succederà di qui al 27 maggio e, forse ancor di più, che sarà il giorno dopo.
Domenica: sono pronto. La maglia è sempre quella, col 9 dietro. Solo che torna in campo dal primo minuto: è davvero pronto, Bazzani? «Pronto, pronto». Sorride. Si vede che è sereno, al di là delle difficoltà. E che, anche se la forma non è quella dei bei tempi, la testa va più veloce: «Non è una partita importante per me più di quanto non lo sia per la Sampdoria – mette in chiaro Fabio -. Quel che posso dire è che nell'ultimo mese ho giocato solo qualche spezzone di partita e che l'ultima volta che sono stato dentro tutti i 90' è stato con l'Atalanta, quindi la curiosità di vedere quel che posso e riesco a dare c'è, sicuro. Mi sono allenato bene, ma questo, lo ripeto ancora una volta, è per me un anno tutto particolare: e ogni volta che sono titolare mi trovo a scoprire solo in campo quale effettivamente sia la mia condizione… Però mentalmente ci sono, grinta e voglia non mi mancano: e questo, penso, è quel che conta».
Lavorare con costanza. Non è stato un grosso problema, quello che l'aveva fermato a Vercelli. Solo precauzione. E allora Bazzani può star tranquillo: «Dopo un infortunio come il mio la cosa bella è poter tornare a lavorare con continuità, senza mai fermarsi seriamente – spiega lui -. Tocco ferro, ma finora ce l'ho fatta: poi ci sono periodi in cui giochi di più e altri in cui giochi di meno, ma potersi allenare con i compagni tutte le settimane è già qualcosa. Prendete questa sosta: ho fatto parecchio potenziamento, perché è quella la priorità nelle mie condizioni. Certo un lavoro del genere ti toglie un po' di brillantezza, di velocità: ma onestamente non è che siano proprio le mie caratteristiche…».
Va bene, va bene così. Dieci partite alla fine di una stagione vissuta in altalena, tra l'inevitabile gioia per il rientro e le altrettanto inevitabili difficoltà di un ritorno laborioso. Cosa resterà, di un campionato del genere? Bazzani un'idea ce l'ha: «Vada come vada, ma io il 27 maggio non potrò che essere contento: sono riuscito a ripropormi e quattro-cinque mesi fa non avrei creduto di poterlo fare con questa continuità. Certo, miracoli non se ne fanno e lo so anch'io che per vedere il vero Bazzani bisogna aspettare la prossima stagione… Ma questo non vuol dire che quest'anno io non possa giocare qualche buona partita, no? Io ho lavorato tanto anche per essere in palla subito, appena rientrato, solo che senza preparazione continuità fisica non se ne può avere: vai avanti anche con la forza dei nervi, fai cose buone e altre meno buone. Però quel che ho avuto è già stato un successo, e state tranquilli che in questi due mesi, quando mi verrà data la possibilità di giocare, cercherò di dare tutto. E non per me: per la squadra».
Un futuro da capire. L'argomento entra in scena silenzioso, naturale. Fabio non si abbassa, non lo schiva: dentro al suo futuro è il primo a guardarci, senza retorica né giri di parole. E allora: «Sono in scadenza e manca poco alla fine del campionato, ma che giochi una partita intera o un minuto io darò tutto – spiega, deciso -. Questa maglia è quella con cui mi sono tolto più soddisfazioni, quella più importante che abbia mai messo addosso, ma esiste la possibilità che io rimanga come esiste l'eventualità che io vada via: tutto può succedere, e certezze in un senso o nell'altro non ce ne sono». Chiaro. Duro e chiaro. Ma esiste un desiderio, quello sì: «Non voglio che diventi un tormentone, questa cosa – premette Bazzani -. Io qui mi sono trovato bene e continuo a stare bene, ma sono anche realista e mi rendo conto che le società debbano fare le proprie scelte senza pensare ai sentimenti. Credo che l'importante sia il rispetto reciproco: se c'è quello, una storia può anche chiudersi continuando a tenere la testa alta e senza cancellare tutto quel che di buono è stato fatto. Detto questo, quel che posso fare è pensare al Chievo e poi alla partita che viene dopo e poi ancora alla successiva e così via, fino all'ultima».
A Verona, allora. Che il Chievo non sia lo stesso con qui sin qui è stato tutto più o meno facile è cosa nota, detta e ridetta. Però la voglia di non cambiare rotta è tanta: «La voglia è quella di tornare alla vittoria – fila dritto al punto Bazzani -, questa è la cosa primaria perché è dalla gara con l'Atalanta che ci manca… E non pensate che giocare con il modulo che il mister ha provato di recente significhi scendere in campo con un atteggiamento rinunciatario, perché è come la squadra interpreta la partita quel che conta, non il numero degli attaccanti… Col Palermo siamo andati bene, è giusto insistere su quella linea. Vogliamo vincere e ci proveremo, io cercherò di aprire spazi, di giocare di sponda e magari di sfruttare i cross dalla fasce. E se poi arriva un gol tutto mio bene, ma se ne segno un altro come con l'Atalanta mica lo butto via».
Nella foto Pegaso, Bazzani festeggiato dopo la rete all'Atalanta: domenica andrà a caccia del bis.