Gennaro Delvecchio, la magica estate non finisce mai
Ancora lui, Gennaro Delvecchio: decisivo come a Moena, ma questa volta – Rimini, Coppa Italia, cinque alla fine – conta molto, molto di più.
Gennaro Delvecchio è un tipo tranquillo, che sa stare al suo posto. Quando è tornato a Genova – metà luglio, dopo la prima stagione di A vissuta con la maglia del Lecce – nessuno sapeva che destino lo aspettava; una cosa si sapeva, si diceva: quel futuro era lontano dalla Samp.
Poi? Poi è arrivata Moena. E niente è stato più come prima. Ogni giorno un titolo nei pezzi di mercato (c'era la fila, dal Napoli in poi), e ogni giorno lui a lavorare come un dannato sul campo. Zitto, profilo basso. Lavoro e basta, perché quello soltanto poteva contare. Ha lavorato bene, Delvecchio: le prime tre amichevoli – condite da sette gol – sono state un capolavoro dopo l'altro, la prova che il giocatore ammirato a Catania, Perugia e pure a Lecce era un giocatore che alla Samp avrebbe fatto comodo, eccome.
L'ha capito lui, l'ha capito Novellino. Che ha tagliato la testa al toro, un giorno: «Gennaro da qui non si muove, è un giocatore importantissimo di questa Samp. Resterà». Di buon grado, peraltro, perché dopo i dubbi iniziali Delvecchio non ha più cambiato idea: «Sto bene qui, sto da dio. Non me ne vado, la valigia non l'ho mai fatta».
Era la fine della telenovela e l'inizio di una stagione che – si spera – dia altre e più grandi soddisfazioni. Per ora agli annali va il gol di Rimini: mezza girata dopo un tentativo di Zenoni respinto dalla difesa, e palla alle spalle di Handanovic. E' la rete che promuove la Samp al terzo turno di Coppa, una rete pesante e decisiva: un indizio che dice che questa storia, Delvecchio e la Samp, è una storia che durerà.
Nella foto Pegaso, la girata vincente di Gennaro Delvecchio.