Palombo, la felicità
Angelo Palombo in azzurro: dopo il trionfo nell'Europeo Under 21 e il bronzo alle Olimpiadi, finalmente la chiamata nella nazionale maggiore.
Angelo Palombo è felice, parecchio felice. Ci sperava di esserci, tra quei 22 per Livorno: c'è. «Adesso ci sono, è vero, sono in nazionale. Ma allora vuol dire che è proprio finito il calcio…». Scherza, sorride come sempre. Solare e sereno. Però l'emozione di tornare in azzurro dopo il trionfo nell'Europeo Under 21 e il bronzo all'Olimpiade di Atene, per la prima volta in nazionale maggiore, è forte e improvvisa: «E' una soddisfazione grossa, per me e per tutti i compagni – spiega a Bogliasco -, un qualcosa che ci rende felici e orgogliosi e penso renda altrettanto felici e orgogliosi la società e il presidente. Lui per questa squadra negli anni ha fatto davvero tantissimi sacrifici, è bello ripagarlo così, con queste convocazioni».
Una maglia carica di gloria. Sarà una nazionale sperimentale, alla prima uscita con la quarta stella sul petto ma senza quei giocatori che a Berlino l'hanno conquistata. «Mancheranno loro, lo sappiamo – riprende Palombo -, ma questo non vuol dire più di tanto. Io e i miei compagni andremo in azzurro orgogliosi di esserci e pronti a giocarci le nostre carte, cercando di fare bella figura per poter esser presi in considerazione anche in futuro. Il ct avrà sicuramente bisogno di vedere tanti giocatori, di provarli: sarà fondamentale farsi trovare pronti, a Marassi o in qualunque altro stadio, e avere continuità di rendimento. Quella maglia è importante, bisogna dimostrare di meritarsela».
La trafila azzurra. Palombo ricorda: «Ho fatto tutta la trafila, in azzurro: nazionali giovanili, l'Under, l'Olimpica: poi sono rimasto fuori mentre tanti miei compagni hanno continuato a vestire l'azzurro. Non so perchè, ma non è certo un problema se guardate dove sono arrivati… Direi che hanno saputo ripagare la fiducia che gli era stata accordata, no? In questa convocazione io ci speravo come ci speravo allora. E' arrivata adesso e la prendiamo adesso, con un po' di sorpresa perché sì, leggevo i giornali, ma alla fine bisognava pur aspettare che fosse ufficiale…»
La famiglia. «Andare in nazionale è il sogno di ogni giocatore – ammette Angelo -, il massimo: ma se alle spalle non avessi la famiglia che ho altro che nazionale, non sarei nemmeno alla Samp. Per questo ringrazio mio papà, mia mamma e mio fratello: la convocazione la dedico a loro prima che a chiunque altro. Poi ovviamente vengono il mister, i compagni, la società: tutti coloro che mi hanno messo in condizione di essere chiamato».
Centrocampista ma non solo. Palombo sorride, nella lista dei convocati è tra i centrocampisti nonostante un ritiro da apprendista difensore: «Lo sapete, io gioco dove mi dicono di giocare perché sono un dipendente e sono a disposizione del mister. Però sapete anche che a me piace giocare a centrocampo, che preferirei quella posizione… Però se servo da un'altra parte, alla Samp o in nazionale, io ci sono. Semmai i problemi potrebbero essere col fantacalcio: si può inserirmi come jolly?».
Emerson. Palombo alla Gattuso? Lui, Angelo, tira dritto: «Dico, Gattuso: un campione, uno che gioca tutto l'anno col Milan, è titolare in nazionale, ha vinto il Mondiale… Gattuso è forte, cavolo se è forte. Io quando gioco cerco di prendere qualcosa da tutti i campioni che incontro, anche se l'idolo resta in assoluto Emerson. Però non mi paragono a nessuno, sennò il mister mi dice che mi son già montato la testa…».
Nella foto Pegaso, Angelo Palombo e gli altri nazionali della Samp in posa a Bogliasco con la bandiera italiana.